TRIBUNA
Articolo riservato agli abbonati
Forte della sua potenza militare, delle sue mire imperialiste e del controllo assoluto di una popolazione intrisa di propaganda, il presidente cinese inizia domenica 5 maggio la visita a Parigi. Tuttavia le potenze politiche europee sottovalutano la gravità delle minacce poste dalla dittatura di Pechino, avverte la sinologa Marie Holzman.
In occasione della visita del presidente Xi Jinping in Francia, molti sinologi, me compreso, pensano che i poteri politici europei sottovalutino la gravità delle minacce che gravano sul nostro mondo e ne fraintendono l’origine; ritengono che la Cina, abile nel mantenere la discrezione, sia attualmente il principale fattore di disintegrazione dei valori democratici e del rispetto delle libertà.
Perché il pericolo non viene solo dal Partito comunista cinese o dal singolo Xi Jinping. Uno dei peggiori effetti perversi della dittatura cinese è che gran parte della popolazione, cullata dalla retorica delle “umiliazioni” passate, lusingata dal “sogno cinese” di riconquista del potere, sembra tentata di aderire alla narrazione di un nuovo ordine mondiale rimodellato dalla madrepatria. Anche se osserviamo che il malcontento e le rivolte sporadiche tra i cinesi comuni sono in aumento, notiamo anche che le rivendicazioni si riferiscono generalmente a conflitti locali, che vengono repressi abbastanza rapidamente con la forza. D’altro canto, le reazioni riguardanti l’annessione definitiva di Hong Kong – in violazione del principio “Un Paese, due sistemi” che sarebbe rimasto in vigore fino al 2049 – rimase marginale in tutto il Paese. Una sorta di consenso
#France