Con Le Maire in Marocco entriamo nella parte difficile

Con Le Maire in Marocco entriamo nella parte difficile
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LL’apice della crisi tra i due paesi è stato rotto per la prima volta dalla visita del neo ministro degli Esteri, Stéphane Séjourné, che ha annunciato l’inizio del riconoscimento economico e ha rafforzato la decisione strategica di Parigi di affiancarsi al Marocco. Poi c’è quello del ministro degli Interni, Gérald Darmanin, che ha magnificato la cooperazione in materia di sicurezza tra i due paesi, rendendo le loro alleanze una necessità assoluta e irreversibile. E infine quella del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, i cui annunci descrivendo l’integrazione industriale tra i due paesi confermano questa partnership strategica tra Rabat e Parigi.

Dall’economia senza carbonio che riguarda l’idrogeno, l’eolico e il solare in cui i due Paesi hanno deciso di investire, alle reti elettriche che Parigi propone di finanziare tra Dakhla e Casablanca, compresa la cooperazione senza precedenti sul nucleare, fino al seguito della proposta di formare una commissione congiunta franco-marocchina per sostenere i preparativi per i Mondiali di calcio del 2030, Parigi punta a dare grande slancio alle sue relazioni con il Marocco. Con progetti concreti che entrano nel nocciolo duro del rapporto franco-marocchino.

Ma il messaggio politico colto a Parigi e nel Maghreb è quello lanciato da Bruno Le Maire sul Sahara marocchino, visto come un ulteriore mattone nel riconoscimento della sovranità del Marocco sulle sue province: “Produrrete energia nella Dakhla regione (Sahara Occidentale), ne avrai bisogno nella grande metropoli di Casablanca, dovrai costruire reti elettriche per trasportare questa energia. Vi confermo che siamo pronti a partecipare al finanziamento di questa infrastruttura.

Con piccoli tocchi, piccoli passi, discreti e sottili, il Marocco e la Francia stanno ricostruendo i loro nuovi legami su basi ancora più solide. Vivono, sul piano diplomatico, la situazione di queste coppie che hanno sperimentato la vertigine del grande divorzio e il cui ricongiungimento è dinamicamente proporzionale al timore di una separazione irreversibile. I due partner si danno reciprocamente prove di attaccamento e di alleanze che rafforzano il ritorno delle grazie.

Dopo quanto annunciato dai suoi ministri più emblematici, al presidente Emmanuel Macron non resta che trovare il quadro adeguato per annunciare la grande posizione francese sul Sahara. Resta il fatto che, per fare un paragone, il riconoscimento americano è stato ottenuto attraverso un decreto presidenziale del presidente Donald Trump, confermato dal suo successore Joe Biden, mentre la scelta francese è stata quella di costruire per tappe un approccio con una doppia preoccupazione: non mettere fretta al servitore e non per scioccare il quartiere.

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