Respinta la parte italiana dell’indagine sul Qatargate

Respinta la parte italiana dell’indagine sul Qatargate
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Qatargate: questo comunicato sulla stampa italiana rischia di fare rumore fino a Bruxelles

Al centro di questo capitolo del dossier c’erano due personaggi: Susanna Camuso, deputata italiana ed ex candidata alla carica di segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC) e Antonio Panzeri, presunta mente del Qatargate.

Susanna Camuso era stata inserita – dalla giustizia italiana – in un registro delle persone ritenute sospette, in seguito alle dichiarazioni di Antonio Panzeri. Quest’ultimo ha spiegato che nel 2018 il Qatar voleva finanziare la campagna di Susanna Camuso che si candidava alla presidenza dell’ITUC. Camuso avrebbe ricevuto quasi 50mila euro. L’operazione – sempre secondo Panzeri – sarebbe avvenuta in un rinomato ristorante di Milano.

Susanna Camuso ha ammesso di aver conosciuto Antonio Panzeri nel suddetto ristorante. Ma lei ha sempre negato di aver ricevuto dei soldi per la sua campagna.

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L’inchiesta, a Milano, si è svolta parallelamente a quella ancora in corso a Bruxelles. Ma il giudice milanese Angela Minerva (che occupa appunto la funzione di “giudice per le indagini preliminari”, l’equivalente di un gip in Belgio) ha appena deciso di archiviare il caso.

Secondo la stampa italiana, il giudice Minerva ha ritenuto che il procedimento in cui era implicata Susanna Camuso “non fossesupportato da nessun riferimento concreto e specifico”. E ha aggiunto che gli atti investigativi inviati dalla Procura federale belga erano “assolutamente generico e non suscettibile di ulteriori approfondimenti”.

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In altre parole, le affermazioni di Antonio Panzeri non sono state ritenute sufficientemente concrete da consentire un’azione legale in Italia.

Effetti sulla parte belga dell’indagine?

Questo elemento potrebbe avere effetti sulla parte belga dell’indagine? Dovrebbe comunque interessare la difesa dei principali indagati in Belgio che hanno continuato a puntare il dito contro le dichiarazioni di Panzeri e lo status di pentito che gli è stato riconosciuto.

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Si ricorda che il diritto dei pentiti consente al pubblico ministero di promettere una ricompensa in cambio di collaborazione. Perché la trattativa sia ammissibile, le dichiarazioni rese dal pentito devono essere informazioni sostanziali (utili e pertinenti), rivelatrici (che non sono ancora conosciute né confermate dal pubblico ministero), sincere e complete. Se tutti questi requisiti non vengono rispettati, la promessa del pubblico ministero al pentito potrebbe essere revocata e l’accordo rotto.

E lo scorso febbraio, Il Libero ha rivelato il contenuto di una conversazione tra un sospettato del Qatargate e un ispettore belga incaricato delle indagini e che ha ripetuto “sapendo che Panzeri mente”.

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