Nata nel 1866 da una famiglia benestante a Kensington, un quartiere ancora semi-rurale di Londra, Beatrix Potter ha avuto una rara opportunità: aver ricevuto, nelle sue parole, un’istruzione “trascurata”. In altre parole, essendo lasciata a se stessa, è riuscita molto presto a tradurre il suo amore per la natura attraverso il disegno e gli acquerelli. Con il fratello Bertram, la giovane inglese trascorreva ore a disegnare tartarughe, salamandre e altri topi che componevano il piccolo serraglio domestico. Appassionata di funghi che studia al microscopio, dipinge lastre che ancora oggi vengono utilizzate dai micologi. In altri tempi sarebbe diventata una naturalista ma incontrò, all’epoca, la misoginia delle società colte vittoriane.
La sua carriera di autrice è iniziata un po’ per caso. Ispirata da lettere personali che illustrava, disegnò con inchiostro nero il suo primo libro, Peter Rabbit, che lei stessa pubblicò. L’editore Frederick Warne gli suggerì quindi di stampare una versione a colori. Corre l’anno 1902. Il successo è immediato.
Da quel momento in poi pubblicherà uno o due libri all’anno. Tom Chaton, Jeannot Lapin, Sophie Canétang… in totale verranno pubblicate 23 avventure di animali umanizzati, che faranno il giro del mondo.
Ora guadagnandosi da vivere, acquistò una proprietà nel Lake District, nel nord-ovest dell’Inghilterra.
La prima di una lunga serie: alla sua morte, nel 1943, lasciò in eredità tutta la sua terra, più di 1.600 ettari, al National Trust, un’associazione (…)
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