Sesto figlio di fratelli dominati dalle aspettative patriarcali, Mehdi è visto come un’aberrazione: “Essere il sesto figlio era una bestemmia. Mehdi era l’incarnazione della nascita blasfema.» Per il padre austero e devoto, il numero 7 simboleggia un ordine divino assoluto. Ma oh sacrilegio, mentre si ribella nel suo villaggio, il giovane Mehdi si innamora della bellissima seconda moglie di suo padre, Fatima. Ciò illustra la condizione delle donne in un sistema implacabile: “Offerta all’età di quattordici anni a Haj Abdessalam, passò dalla spensieratezza di una bambina alla responsabilità di una moglie.» Il suo rapporto con Mehdi è segnato da un’attrazione ambigua. Questo legame proibito viene descritto come un atto di emancipazione: “Non sognava più l’amore, lo viveva; lo viveva clandestinamente, con quell’incredibile eccitazione che il pericolo procura.» Per Fatima, Mehdi diventa una via di fuga dalla sua esistenza alienante e l’incarnazione dei suoi desideri a lungo repressi.
Le scene intime tra Fatima e Mehdi, descritte con uno stile sensuale e lirico, sottolineano la natura ambivalente del desiderio: “Eros era geloso. Da allora, mentre gli altri dormivano, i due piccioncini risalirono le pendici della voluttà fino alle vette dell’estasi.» La tragedia incombe quando Mehdi sceglie di fuggire da questo amore impossibile: «Con cautela, riempì la borsa con alcuni vestiti… e partì prima che spuntassero le prime luci dell’alba.» Fatima, devastata da questo abbandono, sprofonda in un delirio mistico. La sua caduta, nel romanzo, sarà inesorabile.
Il vagabondaggio a Fez e la metamorfosi interiore
L’esperienza di Mehdi a Fez è un brutale tuffo nell’emarginazione e nell’indifferenza. Costretto a mangiare nei bidoni della spazzatura e a dormire per terra, subì umiliazioni e disprezzo da parte dei cittadini: “Il suo orgoglio soffriva, ma la fame gli contorceva lo stomaco e non gli permetteva di comportarsi bene.» La città, lungi dall’essere un rifugio, diventa un’arena ostile: “Gli abitanti delle città non sono gli abitanti delle campagne. Hanno l’avidità nei loro geni, il sospetto nella loro mente.» Di avventura in avventura, Mehdi scopre così un lato oscuro dell’umanità, eclissato dall’individualismo e dall’ipocrisia. Nella sua ricerca di rifugio, si rivolge alle moschee, sperando di trovarvi ospitalità e conforto. Riceve però solo diffidenza, esacerbando il suo disincanto.
Il vagabondare di Mehdi segna l’inizio di una trasformazione radicale. La sua esperienza a Fez lo porta a rifiutare il suo ruolo di vittima per abbracciare una nuova identità: “Tre mesi di stenti (…) gli sono bastati per decidere di cambiare pelle. Dentro di lui si scatenò una lunga metamorfosi. Era appena iniziato.» La lotta, anche se dolorosa, diventa catalizzatore della sua consapevolezza e della sua determinazione a forgiare un nuovo destino.
Una riflessione sulle dualità umane
Mehdi è un personaggio profondamente contraddittorio, un antieroe il cui viaggio conduce inesorabilmente a una fine tragica, fino a commettere l’irreparabile. La sua razionalizzazione degli atti trasgressivi si basa sulla logica personale: “Haram è ciò che causa danno; mai ciò che ti fa sentire bene.» Il rapporto inquietante che instaura con un giovane ragazzo nella madrasa coranica, dove lavora come fqih, illustra questa complessità morale: «Così trascorrevano le giornate di Mehdi: durante il giorno insegnava i precetti dell’Islam (…); la sera ha domato il corpo di Houcine.» È diviso tra il suo ruolo di guida spirituale e i suoi istinti più oscuri.
Allo stesso modo, la sua relazione carnale e frenetica con Karima, la figlia del suo benefattore, a Moulay Yaäcoub, rivela una doppia vita. Quest’uomo religioso, apparentemente devoto alla moschea, si mostra capace anche degli atti più spregevoli. A poco a poco, Mehdi sprofonda nella confusione più totale, incapace di distinguere il bene dallo sbagliato.
“Il quarto libro”, echeggiando i tre libri del monoteismo, esplora con finezza il dualismo tra ideale e realtà, solidarietà e indifferenza, pietà e ipocrisia. Attraverso il personaggio di Mehdi, la storia si immerge in un mondo di profonde contraddizioni. Di fronte a una società in cui i valori religiosi proclamati spesso mascherano comportamenti cinici e ipocriti, Mehdi sviluppa una visione disillusa del mondo. La storia oscilla costantemente tra fede e trasgressione, rivelando un protagonista accattivante e inquietante allo stesso tempo.
Conciliare fede e umanesimo
Attraverso il personaggio di Mehdi, “Il Quarto Libro” fornisce una critica incisiva del divario enorme tra i valori sostenuti dalle figure religiose e le azioni spesso contraddittorie che intraprendono nell’ombra. Più in generale, l’opera mette in discussione la struttura stessa delle istituzioni religiose e sociali, mettendo in discussione il loro ruolo nella perpetuazione di norme che, molto spesso, servono solo a mascherare le ipocrisie.
Animato da una visione radicale, Mehdi sprofonda in un’ossessione: eliminare dai libri sacri ogni traccia di violenza e costruire un nuovo testo, un quarto libro che vede come una reinterpretazione salvifica dei dogmi. Questa ricerca quasi mistica si tinge di una forma di ribellione. Il peso dei suoi peccati passati, la disapprovazione di chi lo circonda e il suo stesso senso di colpa costituiscono tutti gli ostacoli al suo progetto.
Mehdi incarna un paradosso vivente: un uomo immerso nelle contraddizioni, alla ricerca della purezza, ma intrappolato nei suoi difetti e nei suoi istinti. Il lettore in definitiva si chiede: riuscirà a scrivere quest’opera rivoluzionaria, questo ipotetico “quarto libro”? E soprattutto, quale sarà il suo messaggio? Una riconciliazione tra fede e umanesimo? Una critica definitiva ai dogmi? Attraverso questa ricerca, il romanzo esplora i limiti della fede, la tensione tra tradizione e riforma, e la ricerca in un mondo che oscilla tra antiche certezze e moderni dubbi.
Scrittura supportata dall’introspezione psicologica
Il lavoro di Mokhtar Chaoui si distingue per il suo impegno nei confronti delle questioni sociali e per l’esplorazione delle complessità umane. Lo stile è ricco e coinvolgente, alternando descrizioni lussureggianti e dialoghi filosofici. La sua scrittura, caratterizzata da una libertà di tono, contribuisce in modo significativo alla letteratura marocchina contemporanea, offrendo prospettive nuove e audaci.
“Il quarto libro” arricchisce il repertorio letterario di Mokhtar Chaoui, già autore di titoli notevoli come “Permettimi, Madame, di ripudiarti” (Eddif, 2007), del suo primo romanzo, “Refermez la nuit” (Eddif, 2007 ), una raccolta di poesie che rivelano una grande sensibilità, o anche “Questo non è uno specchio” (Mesnana Éditions, 2021).
“Il quarto libro”, di Mokhtar Chaoui, 280 pagine. Éditions Le Lys bleu, 2024. Prezzo al pubblico in Francia: 21,30 euro. Presto disponibile in Marocco.