Era solo questione di tempo prima che il fenomeno prendesse slancio. Per mesi, un buon numero di autori – tra cui George RR Martin, al quale dobbiamo Game of Thrones – hanno già fatto sentire la loro voce contro l’arrivo massiccio dell’IA nel mondo dell’editoriadenunciando in particolare il modo in cui le loro opere venivano utilizzate senza il loro consenso per formare modelli linguistici sempre più efficienti. L’intelligenza artificiale generativa ha appena raggiunto un nuovo traguardo e sta ora entrando nella porta principale.
Una casa editrice vende i suoi libri ad AI
Il 15 novembre, l’autore e sceneggiatore americano Daniel Kibblesmith ha condiviso su Bluesky una strana email del suo editore HarperCollins. Scopriamo poi che la casa editrice desidera ottenere l’autorizzazione”integrare il (suo) libro in una partnership instaurata con una grande azienda tecnologica, volta a utilizzare un’ampia selezione di opere di saggistica per addestrare l’intelligenza artificiale generativa“. Una decisione che fa rabbrividire, soprattutto quando conosciamo i rapporti conflittuali tra autori e intelligenza artificiale.
$ 2500 per vendere il tuo lavoro
Nella sua email, l’editore specifica i dettagli di questo accordo: ogni autore lo è liberi di rifiutare o accettare vendere il suo lavoro per scopi di formazione sull’intelligenza artificiale. Se applicabile, HarperCollins specifica che agli aventi diritto verrà corrisposta una somma fissa e non negoziabile, nella misura di 2.500 dollari per opera. Nel caso di Daniel Kibblesmith e del suo libro per bambini Il marito di Babbo Natalela somma va quindi divisa in due, con 1250 dollari per l’autore e 1250 dollari per l’illustratore. “Queste condizioni sono già state negoziate e accettate da diverse centinaia di autori, quindi non è possibile una negoziazione individuale“, avverte però l’editore, che pretende”un’accettazione o un rifiuto globale“.
Meglio di niente?
Dietro la proposta formulata da HarperCollins colpisce il cinismo dell’editore. Di fronte ad una situazione di tensione tra i diversi attori dell’editoria, ritiene “Questa tecnologia esiste ed è già utilizzata“. Comprendi che l’intelligenza artificiale generativa utilizza già i contenuti dei libri pubblicati per addestrare i suoi modelli linguistici. È meglio essere pagati e disponibili, piuttosto che vedere il proprio lavoro sfruttato gratuitamente.
Resta il fatto che le promesse di HarperCollins sono deboli, di fronte all’annunciata ondata di intelligenza artificiale. Se gli autori hanno effettivamente il diritto di rifiutare di vedere le loro opere vendute a una grande azienda tecnologica – di cui non conosciamo il nome, l’accordo copre solo tre anni di sfruttamento dei testi. È difficile credere che, trascorso questo periodo, questi non rimarranno nella memoria dei LLM.
Dal canto suo, l’editore evidenzia un tentativo di innovazione, puntando ad offrire novità”prospettive interessanti, pur preservando il valore fondamentale delle opere e della rendita condivisa“. Non è la prima volta che HarperCollins cede alle sirene dell’intelligenza artificiale: già lo scorso aprile l’azienda aveva annunciato una partnership con ElevenLabs, specializzata in tecnologie di intelligenza artificiale audio, per produrre audiolibri nelle lingue straniere.
Altre case editrici, invece, scelgono di rifiutare del tutto le prospettive offerte dall’intelligenza artificiale, preferendo proteggere gli autori da una situazione che è ancora agli albori e che inevitabilmente rischia di sfuggirgli. È il caso della Penguin Random House, che lo scorso ottobre ha modificato le clausole dei suoi contratti vietare esplicitamente l’utilizzo dei suoi libri per sviluppare modelli linguistici di intelligenza artificiale.
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