“Non si dovrebbe dire nulla” di Marielle Hubert: Il terribile segreto che schiaccia madre e figlia

“Non si dovrebbe dire nulla” di Marielle Hubert: Il terribile segreto che schiaccia madre e figlia
“Non si dovrebbe dire nulla” di Marielle Hubert: Il terribile segreto che schiaccia madre e figlia
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In una storia potente che mescola elementi autobiografici e finzione, il secondo romanzo di Marielle Hubert affronta un amore impossibile e doloroso tra madre e figlia. L’amore assoluto che la legava da bambina a sua madre e che in seguito si trasformò in una sorta di odio. Non devi dire nulla è quindi un libro per combattere i silenzi e le bugie che a volte avvelenano le famiglie nel corso di più generazioni.

Marielle Hubert, nata nel 1983, residente a Lione, ha diretto la compagnia teatrale La follia ci segue fino al 2015. Ha spiegato come ha lavorato sul tema dei fantasmi familiari sin dai suoi esordi in teatro come nella scrittura: violenza domestica, rapporto madre-figlia, segreti.

Questo libro è il culmine di questa ricerca. La narratrice (Marielle Hubert) è al capezzale di sua madre, Sylvette, malata di cancro generalizzato e che sta deperendo fino a pesare solo 31 kg. Ma lei nega la sua malattia come ha negato la sua vita. Lei ripete che, a parte il cancro, gode di buona salute.

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Il narratore arriva a desiderare la sua morte: “Mi ci è voluto così tanto tempo per smettere di amarlo che non sono pronto a lasciare andare i frutti dei miei sforzi così in fretta”. Quindi inizia questo libro “per lasciarla morire in pace”.

Cerca di comprendere questa negazione perpetua in cui viveva sua madre Sylvette, con questo mantra che funge da titolo del libro e che ripete: Non dovresti dire nulla.

Un buco nero

La storia mescola tre diverse temporalità, il che la rende complessa. Prima la fine della vita di Sylvette, poi l’infanzia della narratrice e il suo rapporto con una madre che l’ha rifiutata una volta diventata adulta, e infine l’infanzia di Sylvette nata nel 1945, una storia questa volta immaginaria, nutrita dalla elementi rari rilasciati da Sylvette. Una forma di “mentire-vero”.

gabbiano

Sylvette non vuole morire perché il suo bambino di cinque anni glielo impedisce.

Questa immersione che Marielle Hubert realizza nella sua famiglia somiglia a quella che si farebbe in un buco nero che attira a sé ogni cosa per farla scomparire. Lei scrive : “Non posso parlare direttamente del buco nero. Non vedo niente lì. Ho ancora le vertigini e la nausea. Tutto quello che percepisco dalla storia di Sylvette e dei suoi genitori è il silenzio che persiste e colpisce chiunque si avvicini troppo ai dettagli. “

E persino “Non sono nato quando i fantasmi di Sylvette erano giovani e vivi. Conosco quel periodo attraverso le infinite foto e le storie che mi ha raccontato al riguardo. C’è un buco in me: sono loro. Questo vuoto spesso mi riporta sull’orlo della morte, riesco a sperimentare solo ciò che il buco non ha inghiottito. Questo è poco.

L’evento traumatico vissuto da Sylvette nel 1950, all’età di 5 anni, ritorna costantemente. Le è stato proibito di parlarne ma che l’ha congelata per tutta la vita come bambina-Sylvette.

Armand, il nonno, è immaginario, ma potrebbe benissimo assomigliare alla realtà: un uomo che beve, picchia, tradisce la moglie, violenta. La storia lascia gradualmente intuire che lo shock che gelò Sylvette all’età di cinque anni era legato a questo nonno predatore. Ma Marielle Hubert svelerà solo nelle ultime pagine ciò che ha colpito la sua famiglia da tre generazioni, quelle di Sylvette, la narratrice ma anche Simone, la nonna, complice passiva di Armand.

La sofferenza può essere trasmessa di generazione in generazione. Può un libro curarla? Sylvette, che non voleva morire, morì una settimana dopo che Marielle Hubert le restituì il manoscritto. Come se questa storia l’avesse finalmente autorizzata a lasciarsi andare e ad abbandonare la postura di negazione.

Un libro “di dolore, silenzio e amore” sulle parole impossibili che possono liberare. “Quando la morte accade davvero, abbiamo ragione” scrive ancora Marielle Hubert.

Non devi dire nulla | Romanzo | Marielle Hubert | | POL, 187 pp., €19, digitale €14

ESTRATTO

“Sono fuggito per molte ragioni. Sono scappata perché qualcun altro potesse prendersi cura della bambina di cinque anni, il mostro ibrido che funge da mia madre. Mi dico che l’orco di Pollicino che mangia la carne fresca dei piccoli, senza distinguere quelli del suo sangue da quelli che non sono suoi, non è affatto della razza dei padri cattivi, questo non è un Armand. L’orco di Pollice è una Sylvette che chiede ad un’ora prestabilita di mangiare i bambini per poter sopravvivere. “

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