Il biologo Michel Leboeuf consiglia di ascoltare i suoni della vita nel suo nuovo libro “I canti perduti della natura”

Il biologo Michel Leboeuf consiglia di ascoltare i suoni della vita nel suo nuovo libro “I canti perduti della natura”
Il biologo Michel Leboeuf consiglia di ascoltare i suoni della vita nel suo nuovo libro “I canti perduti della natura”
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I suoni generati dall’uomo occupano sempre più spazio sulla terra. Anche nel cuore degli ambienti selvaggi, il canto degli uccelli, il richiamo delle rane, il rumore del vento tra le foglie sono sovrastati dal rombo del traffico stradale, dai motori degli aerei, dai fischi dei treni. Il biologo e autore di bestseller Michel Leboeuf offre un vibrante appello a favore della sinfonia della vita nel suo nuovo libro, I canti perduti della natura. Soprattutto invita ad ascoltare e ad ascoltare davvero… prima che sia troppo tardi.

Il biologo Michel Leboeuf spiega cos’è l’antropofonia nel suo nuovo libro.

©Edizioni Multi Mondes

Michel Leboeuf ci ricorda che ovunque la sinfonia della vita si sta indebolendo. Tanto che l’uomo perde il riflesso dell’ascolto e diventa sordo ai suoni della natura.

Il libro nasce da un’osservazione molto personale, spiega in un’intervista. “Sono un biologo, ma il mio obiettivo principale sono gli uccelli e da tempo eseguo l’inventario dei punti, il conteggio dei punti, un metodo per inventariare gli uccelli che usiamo da decenni.”

“Ogni primavera vedo che sto perdendo le alte frequenze. È una questione di età, ma registro i miei punti di ascolto e quando torno a casa ascolto di nuovo e aggiungo specie. Mi rendo conto che esisteva questa e quella specie. Mi sono detto: scrivo di questo, perché forse non potrò più descrivere gli ambienti sonori del mio lavoro”.

Naturalmente c’è anche il piacere di ascoltare il canto degli uccelli. “Quando è primavera, come adesso, c’è il piacere di ascoltare le rane e specie come il tordo selvatico e specie che hanno canti molto belli. Facciamo inventari scientifici, ma c’è ancora un piacere estetico nell’ascoltarli. Mi sono detto: e se estrapolassi per il grande pubblico? È quando perdiamo qualcosa che iniziamo a interessarci”.

Un sintomo della perdita di biodiversità

Il fatto che stiamo perdendo paesaggi sonori ricchi è anche un sintomo della perdita di biodiversità e della perdita di qualità degli habitat, osserva.

Il paesaggio sonoro, infatti, cambia. “Con il riscaldamento globale, alla fine, guadagneremo specie, perché queste specie si stanno spostando verso nord. D’altra parte, l’impatto di tutto ciò che facciamo sul nostro territorio, soprattutto nel nostro Quebec abitato, diciamo nella Valle di San Lorenzo, tutte le aree che perdiamo ogni anno, nei centri commerciali, nelle lottizzazioni residenziali, tutti questi ettari , questi metri quadrati che perdiamo, beh, perdiamo la ricchezza del suono che ne derivava”.

Perdendo un ettaro di foresta, perdiamo anche un ettaro di paesaggio sonoro forestale, aggiunge. “In cambio ci ritroviamo con un ettaro in più di inquinamento acustico, un ettaro in più di antropofonia: i suoni degli umani. Questa è la tragedia: ogni volta che perdiamo la superficie di un ambiente naturale, perdiamo il concerto della natura che lo accompagnava”.

E’ ora di andare ad ascoltare

Per conoscere la bioacustica, Michel Leboeuf suggerisce alle persone di uscire nella natura e prestare attenzione ai suoni. “Vieni fuori adesso!” Dall’inizio di maggio alla fine di giugno è il periodo in cui si riproducono gli anfibi e gli uccelli. Quindi è qui che il concerto della natura raggiunge il suo massimo.”

“Bisogna trovare un pezzo di ambiente naturale relativamente intatto (un parco nazionale o un grande parco comunale), andarci molto presto la mattina o al tramonto e ascoltare”.

I canti perduti della natura

Michel Leboeuf

Edizioni multimondo

210 pagine

  • Michel Leboeuf è un biologo.
  • È stato redattore capo della rivista Natura selvaggia durante 10 anni.
  • Ha pubblicato una quindicina di opere che gli sono valse due volte il premio Hubert-Reeves, incoronando il miglior libro scientifico popolare del Quebec.
  • È stato anche direttore generale del Lanaudière Ecosystem Conservation Trust.

“La raganella, un piccolo anfibio lungo appena sei centimetri, è arborea. Per attirare l’attenzione delle femmine che compaiono in maggio e giugno vicino agli stagni della foresta e alle pozze primaverili, i maschi emettono un rapido trillo, che ricorda lo squillo di un telefono, della durata media di un secondo. Nel pieno della stagione degli amori i richiami diventano urgenti; un maschio emette da 20 a 22 trilli al minuto. Quando più raganelle cantano in coro vicino allo stesso luogo, il predatore può essere molto astuto nell’identificare con precisione la fonte unica del canto. Il canto corale degli anfibi permette a ciascun individuo di mimetizzarsi in una sorta di anonimato e di godere di una protezione collettiva che scoraggia (non sempre) i predatori.

– Michel Leboeuf, I canti perduti della naturaEdizioni MultiMondes

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