Eimear McBride, collegi – Liberazione

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Eimear McBride, collegi – Liberazione
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Romanzo

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Il quaderno dei Livres de Libécaso

Nel corso degli anni, il flusso di coscienza di un viaggiatore in “A Strange Hotel”.

Una donna passa di stanza in stanza, di albergo in albergo, di città in città, di uomo in uomo, e così gli anni passano. La notiamo solo quando entra nel locale, spinge la porta, si accomoda e si versa da bere – che sia a Praga, Oslo o Austin non cambia nulla o quasi: tutte le camere d’albergo del mondo si somigliano. Immersi in un flusso di coscienza, seguiamo i nostri pensieri, le nostre riflessioni confuse sul corpo, sul desiderio, sull’invecchiamento, e poco a poco emerge un ritmo mentre i ricordi affiorano in superficie.

Uno strano albergo del romanziere irlandese Eimear McBride non ha la falsa facciata: è un romanzo strano, nel senso di ciò che è fuori dall’ordinario di una narrazione ben realizzata con intrighi, personaggi e colpi di scena. Se dovessimo riassumerlo, potremmo farlo come ha fatto Chantal Akerman Gli appuntamenti di Anna (1978) in una prima trattazione sotto forma di sinossi: “La vedremo viaggiare di città in città, come una venditrice, per presentare il suo film. Non vedremo la presentazione, ma solo le luci di un cinema che si spengono davanti o dietro, e poi stazioni, treni, binari, camere d’albergo, quartieri di città.

A differenza dell’Anna di Akerman, la ragazza itinerante di McBride non ha un nome. Nemmeno lei è una regista, o almeno non lo dice.

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