lo sbarco in Normandia, una questione di preparazione

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Sbarco di truppe ed equipaggiamenti americani a Omaha Beach, intorno alla metà di giugno 1944. COLLEZIONE GUARDIA COSTIERA DEGLI STATI UNITI

“Di sabbia e acciaio. Nuova storia dello sbarco” (Sand & Steel. A New History of D-Day), di Peter Caddick-Adams, tradotto dall’inglese da Antoine Bourguilleau, Passés/Composés/Ministère desarmes, 876 p., € 32, digitale € 22 .

Nell’agosto 1815, il duca di Wellington, uno dei vincitori di Waterloo due mesi prima, scrisse a un parente: “La storia di una battaglia non è diversa da quella di un ballo. Alcuni individui riescono a ricordare tutti i piccoli elementi che portano alla vittoria o alla sconfitta, ma nessuno riesce a ricordare l’esatto ordine o il momento in cui si sono verificati. » Questo è il motivo per cui fornire una narrazione coerente del caos dei combattimenti è il segno distintivo dei grandi libri di storia militare. Rendendo comprensibile l’immensa impresa del 6 giugno 1944, Di sabbia e acciaiodi Peter Caddick-Adams, rientra innegabilmente in questa categoria.

Leggi anche l’intervista | Articolo riservato ai nostri abbonati Peter Caddick-Adams, storico: “Lo sbarco del 6 giugno 1944 è il più grande spettacolo della storia militare che il mondo abbia mai conosciuto”

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Il libro è come lo sbarco in Normandia che studia: massiccio, ma ben organizzato, complesso, ma perfettamente documentato, fornendo effetti di sorpresa all’interno di uno svolgersi inarrestabile. Passa in rassegna gli episodi più attesi dell’operazione “Overlord”, resa popolare dal cinema, come lo sbarco delle truppe dello scozzese Shimi Lovat su Sword Beach al suono delle cornamuse, così come le sue avventure poco conosciute, come l’attacco catastrofico sulla flotta alleata, nelle prime ore del D-Day, da tre torpediniere tedesche di stanza a Le Havre, affondando un cacciatorpediniere e minacciandone la coesione complessiva.

Per scriverlo, all’autore non mancavano i materiali. Oltre al ricorso a depositi d’archivio e a innumerevoli testi e testimonianze pubblicati in ottant’anni, questo ex ufficiale britannico ha condotto più di mille interviste ripartite su diversi decenni con veterani di entrambe le parti, molti dei quali incontrati nella sua attività di guida sul campo Campi di battaglia normanni. Una massa di documentazione che rischierebbe di travolgere più di un’opera, o addirittura un lettore, ma che è qui resa leggibile da due qualità complementari del libro.

Dalla parte dei difensori

Innanzitutto sa variare i punti di vista, dando voce alternativamente a protagonisti di ogni rango e di ogni provenienza, con citazioni che punteggiano piacevolmente i suoi diversi capitoli. Percepiamo lo Sbarco visto dal cielo, attraverso la voce di un pilota che sorvola Omaha Beach: “Ho visto la rampa abbassarsi e gli uomini saltare in acqua e correre verso la spiaggia. Che momento meraviglioso per annunciare alla radio che i primi uomini erano effettivamente sbarcati! » Ma anche dalla parte dei difensori tedeschi, come questo granatiere in posizione sopra Juno Beach: “Non dimenticherò mai la mia prima impressione di questa flotta d’invasione… Il nostro luogotenente poi ci ha ricordato le nostre esercitazioni e ci ha detto di non sparare finché il nemico non era in acqua, quando è più vulnerabile. »

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