Libro: Philippe Durant racconta i furti al museo

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Philippe Durant racconta i furti al museo

Pubblicato oggi alle 20:35

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È stato nella notte tra il 19 e il 20 maggio 2010. I criminali hanno rubato cinque dipinti dal Museo d’Arte Moderna della città di Parigi. Dai! Un classico Picasso cubista o uno dei ritratti più famosi di Modigliani. Perché preoccuparsi? L’istituzione praticamente non si è protetta dai ladri. C’era anche, se ricordo bene, una scala da qualche parte. I banditi, che agivano su ordine, furono trovati. Ma non i dipinti. Nel corso di un clamoroso processo nel 2017, gli imputati affermarono di essersene sbarazzati. Capite da ciò che avrebbero distrutto vernici per un valore di cento milioni di euro. Alcuni ne dubitano. La questione resta lì. Nessuno vuole più pensarci. La città di Parigi specula sull’oblio, senza pensare che il computer ha posto fine al silenzio eterno. Parla anche a comando. Quindi digita “museo d’arte moderna” e “volo”…

Miti giornalistici

Questa storia non compare nel libro “Ladri al museo” che Philippe Durant (con la “t”) ha recentemente pubblicato per Nouveau Monde. Doveva fare delle scelte. Non sono mancate le rapine (con o senza presa di ostaggi), le rapine o più semplicemente i furti discreti. Anche la stampa ne parla volentieri, soprattutto quando si suppone che le opere valgano molti soldi. Immagina facilmente collezionisti tanto ricchi quanto senza scrupoli, ottenendo così dipinti che normalmente rimangono loro inaccessibili. Voglio come Vermeer. Ho bisogno di Cézanne. Questi capolavori finirebbero così in musei segreti come porti franchi. Premi un pulsante abilmente nascosto come in un film di James Bond e la grotta di Ali Baba viene rivelata. La realtà purtroppo sembra più sordida. Molti quadri (le sculture hanno l’inconveniente di essere più pesanti, ma…) vengono rubati per ricattare di fatto l’assicurazione. Paga o distruggiamo tutto.

Immagini catturate dal Passo Verona nel 2015.

Philippe Durant ha scelto un’opzione quasi geografica. Racconta ai suoi lettori di dieci voli in dieci paesi. Tutto ebbe inizio con la scomparsa della Gioconda dal Louvre nel 1911. L’eccitazione fu allora enorme e la tensione non si allenta fino alla scoperta del Vinci in un albergo di Firenze. Le altre “rotture” sembrano essere molto più recenti. Sono accaduti tra l’attentato ai due Turner di Londra nel 1961 e l’attentato al Castelvecchio di Verona del 2015. Due casi che per una volta (piuttosto) sono finiti bene. Se la maggior parte non arriva a conclusioni comprovate, succede che troviamo delle tabelle. Spesso nell’ex Europa dell’Est. Va detto che l’Italia resta senza dubbio il Paese più attrezzato per questo tipo di business con la creazione nel 1969 della Tutela Patrimonio Culturale, la cui opera (reale o immaginaria) è stata oggetto di diversi gialli. Citerò in particolare quelli di Iain Pears, che sono piccole meraviglie.

Volo nella DDR

Attraverso le pagine, il lettore scopre nel dettaglio storie poco conosciute come quelle dei furti dell’Urlo di Edvard Munch a Oslo. In genere l’autore evita, a differenza di certi giornalisti, di ripetere sempre le stesse cose. Anche il pubblico informato viene così a conoscenza di fatti accaduti a Francoforte, a Gotha (è sempre la Germania, ma all’epoca esisteva ancora la DDR), a Rio o a Stoccolma. L’Austria, che nel 2003 ha assistito al famoso furto della saliera d’oro di Benvenuto Cellini (ritrovata nel 2006), non è presente nel programma più della Svizzera. Possiamo pentircene. Ci ha colpito l’attacco armato alla Fondazione Bührle di Zurigo nel 2008, così come il ricongiungimento di Cézanne e Degas da parte della polizia, infiltrata da bande ex jugoslave. Tutto è tornato alla normalità, come a quanto pare per i due dipinti olandesi che il Kunsthaus ha appena misteriosamente recuperato dopo una scomparsa altrettanto enigmatica l’anno scorso. Probabilmente non sapremo mai la fine della storia.

La ricostruzione della polizia del volo di Parigi nel 2010.

Il libro è una lettura molto piacevole. Il ritmo è veloce come in un film noir dei tempi d’oro. È una buona cosa! Philippe Durant si occupa normalmente sia di cinema che di casi penali. Il seguito del prossimo furto con scasso. Detto questo, oggi i musei si proteggono un po’ meglio, almeno dal mondo esterno. Per gli interni è una storia diversa. Vi ricordo che abbiamo scoperto casualmente l’anno scorso che un noto curatore del British Museum aveva messo in vendita (a prezzi bassi) su siti web più di 2000 oggetti sfuggiti a qualsiasi inventario. Una storia che sarebbe potuta finire anche nel libro. Con un lato un po’ deludente, comunque. Ciò che restava del romanticismo di Arsène Lupin qui ha preso una brutta piega. Eravamo a Londra nel piccolo percettore, anche se quest’ultimo può finire per portare grandi profitti.

Pratico

“Furti al museo, 10 furti, 10 paesi” di Philippe Durant presso Editions Nouveau Monde, 328 pagine con allegati su “Cacce internazionali” e “L’Ufficio centrale per la lotta al traffico di beni culturali”.

Notiziario

“La settimana di Etienne Dumont”

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Nato nel 1948, Etienne Dumont studiato a Ginevra che gli furono di scarsa utilità. Latino, greco, diritto. Avvocato fallito, si dedicò al giornalismo. Molto spesso nelle sezioni culturali, ha lavorato dal marzo 1974 al maggio 2013 alla “Tribune de Genève”, iniziando parlando di cinema. Poi vennero le belle arti e i libri. Per il resto, come potete vedere, nulla da segnalare.Più informazioni

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