L’autore Geoff Dyer elenca i modi migliori per finire alla grande

L’autore Geoff Dyer elenca i modi migliori per finire alla grande
L’autore Geoff Dyer elenca i modi migliori per finire alla grande
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Torna l’inglese Geoff Dyer. Nella sua prosa erudita ma diabolicamente accattivante, elenca diversi modi di finire, sia nello sport, nell’arte o nella vita. Gioendo!

Sospettiamo subito: Gli ultimi giorni di Roger Federer non parleremo, per 384 pagine, SOLO di Roger Federer e del suo favoloso rovescio a una mano, per quanto vellutato. È solo dopo aver letto Qui per andare altrove, la precedente traduzione francese di un libro di Geoff Dyer (pubblicato anche da Editions du Sous-Sol), conosciamo la propensione degli inglesi a divagare ad ogni costo. “ Non inserire questo libro nella sezione Sport!“, ha avvertito l’editore in un messaggio ai librai prima dell’uscita del libro… E per una buona ragione, in questo libro” dedicato a come finiscono le cose”Dyer si comporta deliziosamente come un disc jockey vecchio stile, distillando, più o meno in linea con l’argomento generale del libro ma non sistematicamente, e talvolta semplicemente lasciandosi andare così, secondo i suoi improvvisi desideri o associazioni di idee con il marabutto -fine della stringa, i suoi aneddoti, estratti, teorie, libri, dischi o film preferiti. Per fortuna, nelle sue “ricordi”, come dicono i giovani, nessuna condiscendenza verso tutti noi, poveri lettori con un bagaglio culturale almeno quattordici volte inferiore a questo erudito Geoff – chiama Federer semplicemente “ Ruggero“, allora, suvvia, ci permettiamo anche di omettere il cognome Dyer (tanto più che, come lui nei confronti della leggenda svizzera del tennis, abbiamo il sospetto che nonostante la sua aria un po’ artificiosa da intellettuale molto britannico e tutt’altro che cool, potremmo ottenere d’accordo, lui e noi…)-, semplicemente il piacere infinito della condivisione.

Solo quattro libri di Geoff Dyer sono stati tradotti in francese: Qui per andare altrovequindi (un’altra raccolta di gioiose divagazioni sui suoi viaggi e altre scoperte artistiche, raccontate in queste pagine), Jazz improvvisato (raccolta di saggi e narrativa sul jazz), e due romanzi, Il colore della memoria E Vedi Venezia, muori a Varanas. Ad essere onesti, abbiamo letto solo il primo. Ma è difficile non cadere nel fascino della sua prosa colta ma subito accattivante. Capiamo Emmanuel Carrère, grande fan di Geoff che lo legge in inglese, quando lo paragona a Woody Allen. Lo troviamo a casa sua lo stesso commovente imbarazzoa cui potremmo aggiungere la capacità di lasciarsi coinvolgere nella materia, come un Hunter S. Thompson – ma meno lascivo e meno sotto l’influenza di sostanze (anche se Geoff qui parla molto ampiamente del suo amore per il “fumo”, e persino dedica un lungo brano ai suoi esperimenti psichedelici).

Shampoo

A pensarci bene, poiché, come lui stesso afferma, il libro è ” anche un diario di quanto faceva il suo autore nel periodo della sua composizione , ci permettiamo di paragonarlo anche a Kate Zambreno. Come lei nel suo ispirarsi Derive (La Croisée, 2022), apre le porte del suo ufficio, ammette di brancolare, “ incerto su come iniziare questo libro“, ammette di essere” tempo per andare al lavoro“. Questa parte lavori in corso molto divertente può essere spiegato in particolare dal fatto che il libro è stato scritto (almeno la fase di correzione di bozze) durante questo strano periodo della pandemia di Covid-19 durante il quale “ ogni giorno era diventato domenica“. Se sei un appassionato sportivo accasciato sul divano davanti alla TV, hai un po’ paura, all’inizio del libro, di non imparare molto, un po’ irritato da considerazioni banali e altre verità ovvie sull’interesse molto relativo di finire terzo in un torneo di calcio, consegnato da un Geoff nella configurazione “Sport for dummies”… Ma i tifosi possono stare tranquilli, Geoff torna regolarmente allo sport e ovviamente al tennis. A volte per vie insospettate: per esempio, attraverso il suo progetto monumentale e allo stesso tempo insignificante, chiamato shampoo (“ Non arriverei a dire il lavoro di una vita“), consistente, in sostanza, nel non comprare mai più lo shampoo (ma anzi usarlo abbondantemente negli alberghi, Geoff viaggia molto). Abbastanza per rimbalzare facilmente sugli asciugamani, e più in particolare su quelli dell’Australian Tennis Open, che anche i giocatori non esiterebbero a rubare in numero, secondo lui…

Può così continuare con questo famoso incontro da record tra John Isner e Nicolas Mahut a Wimbledon (durato ben 11 ore e 5 minuti) e – sì – Roger e la sua eleganza senza tempo. Perché gli appassionati di tennis – e di sport in generale – lo sanno: non stiamo scherzando. Federer è più che sport: “ Con il crepuscolo di Roger, è il regno della bellezza che rischia di finire“. Come abbiamo detto sopra, l’esteta Roger, e più precisamente gli ultimi giorni della sua carriera, quindi, sono solo un pretesto per impegnarsi in tentativi di ogni genere per porvi fine: il pittore inglese Turner, le cui ultime opere, a la strada verso l’astrazione, suggeriscono che avesse ancora qualcosa al suo attivo; i segnali premonitori del declino del genio di grandi autori come Faulkner, Updike o il poeta Philip Larkin; Friedrich Nietzsche che va e viene nel libro, con lo spunto del celebre episodio del cavallo torinese sul quale si gettò per proteggerlo, e la sua lenta discesa verso la follia… Geoff estrapola a ritroso e sviluppa ulteriormente su altri finali, presumibilmente -a volte finalmente rivalutati in ” grande ritorno(i) » inaspettato, come racconta il caso, piuttosto singolare, dell’autore britannico Jean Rhys, o quello, meno vistoso, di Björn Borg.

Fino alla morte

Nonostante la gamma molto ampia di rinunce (sottocategoria dei finali) e di altri abbandoni, turbati o meno, qui evocati, la noia non è mai in agguato. Gli ultimi giorni di Roger Federer risulta, è vero, di più difficile accesso rispetto aQui per andare altrove. Geoff Dyer sviluppa riflessioni più complesse e, soprattutto, basate su tanti autori o artisti, conosciuti o molto meno conosciuti – di cui lui stesso talvolta ammette di essere ben lungi dall’aver coperto la totalità delle opere – che il libro ha di che impressionare. Raccontato nello stile caratteristico di Geoff divertente e senza la minima pretesa, si rivela affascinante, indipendentemente dal fatto che si conoscano o meno le registrazioni di John Coltrane, i libri di Martin Amis o le riprese di passaggio di Andy Murray. Inaspettatamente ci appassioneremo alla necessità degli scrittori” esercitare un certo grado di vigilanza critica sul lavoro in corso”soprattutto per i loro ultimi lavori, e prenderemo seriamente in considerazione l’idea di procurarci un dizionario biografico del cinema (Il nuovo dizionario biografico del cinema) firmato da un certo David Thomson (in inglese se necessario!), che sarebbe, secondo Geoff, “ la grande opera letteraria del nostro tempo“!”

Dimenticheremmo di menzionare il vero motivo di questa improvvisa messa in discussione dei finali: come gli altri lavori di Geoff, Gli ultimi giorni di Roger Federer è anche un libro molto personale. Ha solo 65 anni nel momento in cui vi parliamo, ma si è stabilito sotto il sole californiano di Los Angeles. Non è la Florida, ma suona comunque come un pensionamento anticipato. Geoff scrive sempre, ma, inevitabilmente, ci pensa, alla fine – alla sua carriera di scrittore, alla sua vita… Geoff ammette: questo libro, ha avuto la tentazione di continuare a scrivere ” finché Alexander Zverev, Stéfanos Tsitsipás o qualsiasi altro rappresentante della generazione emergente non prenderà in considerazione la pensione… potrei continuare a scriverlo fino alla morte, fino al crollo violento“. Allora, quando uscirà il seguito, ovviamente dal nome Gli ultimi giorni di Roger Federer 2?

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