Una Fiera del Libro come nessun’altra

Una Fiera del Libro come nessun’altra
Una Fiera del Libro come nessun’altra
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Li fa tutti.

Ma, essendo un autore ed editore indipendente, deve vedersela con le grandi case editrici, incrociare le dita per avere un chiosco, pregare di non trovarsi in un angolo sperduto dove non circola nessuno. Quando è fortunato, riesce a trovare un posto vicino al bagno, va bene.

Anche solo riuscire ad esserci è un’impresa. “Non è facile farsi riconoscere, vedere riconosciuto il proprio lavoro. Agli autori indipendenti viene detto che non hanno posto [dans les gros salons]e le regole diventano sempre più severe. È sempre più difficile farsi riconoscere e raggiungere i lettori”.

Così Jean-Pierre, che non è il tipo che si piange addosso, ha avuto l’idea di organizzare la propria Fiera del Libro. L’idea gli era venuta prima della pandemia, aveva fatto passi che non si erano concretizzati, finché a febbraio non ha deciso di fondare il Gruppo degli autori ed editori indipendenti del Quebec e di tuffarsi a capofitto nell’organizzazione di questo spettacolo, senza sapendo davvero in cosa si stava cacciando.

Ha lavorato al progetto per mesi, ha contattato amici autori come Jocelyne Cazin e Jean-Pierre Cloutier perché venissero a tenere conferenze, ha trovato sponsor.

E giochi gonfiabili.

Da venerdì, per tutto il fine settimana, quasi quaranta autori e una decina di case editrici indipendenti si sono insediati nell’arena Joanie-Rochette di Berthierville, da dove viene e dove vive. Gli ho parlato nel primo pomeriggio di venerdì, il tornado di alunni delle elementari e della scuola dell’infanzia se n’era appena andato, quasi 500 schiume.

Questo è ciò che appassiona Jean-Pierre, i bambini, trovare il modo di aprire un libro, perché si aprano alla lettura. Brutta sfida in questa era dei cosiddetti smartphone. Per invitare i giovani a entrare nel suo universo letterario, fa il clown, letteralmente, per entrare prima nel loro mondo.

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Jean-Pierre Veillet non perde una sola fiera del libro. Partecipa a tutti gli spettacoli in Quebec, Ontario francese e New Brunswick. (Archivio Il Sole)

Vi ho raccontato la sua storia la prima volta nell’aprile del 2018, durante la Fiera del Libro del Quebec, sono rimasto affascinato da questo clown che fa leggere i bambini. Aveva immaginato, scritto e illustrato libri per ragazzi, tra cui una serie di fantascienza, Lielos, accompagnata da un gioco di carte con una galleria di personaggi.

Alcuni creati da giovani.

Vi ho parlato di lui anche qualche anno dopo, quando lamentava che fosse sempre più difficile avere uno stand alle fiere del libro tradizionali, dove gli editori indipendenti non potevano competere con i grandi player del settore. Ciò è tanto più preoccupante in quanto hanno bisogno di maggiore visibilità, dato che i loro libri raramente raggiungono le librerie.

Questo è ciò a cui Jean-Pierre ha voluto porre rimedio. “Con il Regroupement ci permette di riunirci collettivamente, ci permette di andare nelle scuole, di vedere il nostro modo di fare le cose. Ci sono persone che non sono nelle librerie, questo permette loro di promuovere i loro libri e permette loro anche di trovare uno scopo per i bambini, di farli leggere.

Te lo dico, è la sua ossessione. “A volte, se non proviene dalla scuola, ci sono giovani che possono impegnarsi nella lettura”.

A forza di lavorare duro e di guidare sulle strade del Quebec, del New Brunswick e dell’Ontario, Jean-Pierre è riuscito a guadagnarsi da vivere con i suoi libri e con la sua casa editrice, Mine d’art, che oggi pubblica una dozzina di autori. “Ci sono quattro o cinque nostre case consolidate che riescono a guadagnarsi da vivere con questo. Non sono il solo.”

Uno degli obiettivi dello spettacolo è aumentare il loro numero.

Jean-Pierre mi aveva avvisato via Messenger a dicembre, aveva appena riportato in vita il suo sogno di “creare una grande fiera del libro a Berthierville”. Ci è riuscito, è riuscito anche ad aggiungere al programma un sussidio del ministro della regione, Caroline Proulx. Per lui, e per gli autori indipendenti, è una sorta di consacrazione.

Non è perché siamo piccoli che non possiamo sognare in grande.

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