leggiamo il suo libro “Éclats”

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EFare il giornalista, lo sanno tutti, significa voler essere un testimone tra gli uomini. Essere un ottimo giornalista, è meno noto, significa lasciar credere, lasciare andare, per poter raccogliere informazioni migliori. Così, vicedirettore editoriale di “Libération”, dove ha trascorso gran parte della sua carriera (dopo qualche anno però presso “Échos”), Alexandra Schwartzbrod è un’ottima…

EFare il giornalista, lo sanno tutti, significa voler essere un testimone tra gli uomini. Essere un ottimo giornalista, è meno noto, significa lasciar credere, lasciare andare, per poter raccogliere informazioni migliori. Così, vicedirettore editoriale di “Libération”, dove ha trascorso gran parte della sua carriera (dopo qualche anno però presso “Échos”), Alexandra Schwartzbrod è un’ottima giornalista.

Cioè a volte ha fatto un malinteso – la consonanza ebraica del suo nome, che non è – il “passaporto” che autorizza confidenze che altrimenti non sarebbero state fatte. Il che per una donna che è stata corrispondente da Gerusalemme per tanti anni può rivelarsi molto utile… Il resto è indiscusso. È talento. Talento e curiosità.

Poiché la realtà manca di stile, tanto vale provare a dargliene un po’

Dal lato della scrittura

Di cos’altro ha bisogno anche uno scrittore? Niente, se non essere ancora più risolutamente dalla parte della scrittura. Poiché la realtà manca di stile, tanto vale provare a dargliene un po’. Questo sarà il mestiere dei romanzieri, come è anche la Schwartzbrod, autrice di thriller unanimemente acclamati, “supportata” dalla sua esperienza in Medio Oriente.

E poi oggi c’è questo libro, giustamente intitolato “Éclats” e pubblicato in una delle raccolte più preziose di questo tempo, Traits et Portraits, al Mercure de France, dedicato alle belle fughe che di tanto in tanto si possono concedere l’uso della prima persona singolare. Espulsa dalla sua zona di comfort dall’ansia di un doppio lutto (sua madre, il padre dei suoi figli), Alexandra Schwartzbrod ha provato l’esercizio. E queste esplosioni sono ammirevoli.


Alexandra Schartzbrod

Francesca Mantovani/Gallimard

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Sei mesi prima della riapertura di Notre-Dame, lo storico Mathieu Lours ricorda l’importanza delle cattedrali nella storia del mondo. La costruzione di una cattedrale, nel corso dei secoli ma anche oggi tra gli ortodossi o in Africa, il restauro di quella di Parigi, restano dimostrazioni di forza. Le cattedrali sono anche oggetti politici: a Reims venivano incoronati i re, a Odessa la lotta tra ucraini e russi si è sempre svolta attraverso la cattedrale, fino al recente bombardamento del 2023…

Non nascondere nulla

Di cosa si tratta? Di una giovane donna che ha vent’anni negli anni ’80 e che vorrebbe che le accadesse qualcosa. Questo sarà un ingresso nella carriera, nel settore delle armi; in mezzo agli uomini dove la nostra finta candida, con stivali alti fino alla coscia e capelli biondi, si muoverà come una strana eroina nella mensa ufficiali. Diciamo allora che il giornalismo la salverà dall’Intelligence…

È lo stesso che, vent’anni dopo, divenuto una penna riconosciuta della stampa francese, è stato nominato nel 2000 corrispondente di “Libé” da Gerusalemme, ma anche Tel Aviv, Palestina, Beirut. Armi, a chi in ogni momento minaccia di usarle. Una tragedia quasi immemorabile e tuttavia una sorta di strana dolcezza della vita. Alexandra è a casa, al galoppo sul crinale tra le paure della quotidianità e la promessa di una piccola eternità.

È altrettanto a suo agio nello scrivere questo libro dove fa – come possiamo immaginare – violenza al suo riserbo, per non nascondere nulla al lettore riguardo alla sua libertà primaria. Devi amare molto, ammette. Uomini, bambini, viaggi, paesaggi, alcune figure del potere, stanze proprie, libri. Non è male. Devi ancora sapere come scriverlo. Lei sa.

“Shards” di Alexandra Schwartzbrod, ed. Mercure de France, 224 pag., 22€.

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