Cinema, serie, libri, musica: la nostra selezione del weekend

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Cinema: Viggo Mortensen, un western al femminile

ONon ci aspettavamo Viggo Mortensen sul classico terreno western con i suoi paesaggi grandiosi, il suo sceriffo, il suo saloon e i suoi cattivi dal grilletto facile. In Fino alla fine del mondo (I morti non fanno male), il suo secondo film dietro e davanti alla macchina da presa, girato negli scenari selvaggi di Durango, in Messico, dove l’attore e regista danese-americano si avventura. In modo poetico e singolare, deviando i codici del genere per indirizzarli verso il romantico e una storia d’amore dove la donna è qui protagonista, alla pari dell’uomo.

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Eccolo nei panni di Holger Olsen, un cowboy di origini scandinave, taciturno, solitario fino al giorno in cui incontra a San Francisco Vivienne Le Coudy (Vicky Krieps), una bella quebecchese indipendente come lui. Irresistibilmente attratti l’uno dall’altro, si stabiliscono in una piccola cittadina del Nevada dove Holger ha la sua casa. È il 1861, la guerra civile li separerà quando Holger si arruola nell’esercito dell’Unione.

Quando è tornato, tutto è cambiato. Questo è il momento scelto da Mortensen per interpretare la sua colonna sonora, in cui esplora con finezza i sentimenti dei suoi due personaggi, offrendo a Vicky Krieps il ruolo di una donna di carattere che paga caro la sua libertà, abbandonata a se stessa in una città. afflitto dalla corruzione e dal male. L’attrice di Tre moschettieri dona un fascino pazzesco a questa Vivienne che sfugge alle convenzioni del tempo. Quanto a Mortensen, evita l’esercizio di stile per firmare, non senza un certo candore, questo bellissimo western al femminile. Jean-Luc Wachthausen

“Fino alla fine del mondo”di Viggo Mortensen (Messico, Canada, Danimarca), 2:09, con Viggo Mortensen, Vicky Krieps, Solly McLeod…, nelle sale.

Romanzo: il fenomeno Marie Vareille

Mezzo milione di vendite solo in Francia e traduzioni in una decina di paesi: Marie Vareille, classe 1985, è il fenomeno da tenere d’occhio. E non è con L’ultima partita che il fuoco si spegnerà. Sono passati ventisette anni da quando Abigaëlle, l’eroina di questo nuovo romanzo, si ritirò in un convento della Borgogna. Perché ? Lei non lo sa più molto bene, ma sentiamo che un’ombra vecchia, profonda e sporca incombe su questa decisione. Gabriel, suo fratello artista, sta annegando negli allori, ma “non è chi pensi”, scrive nella prima frase.

Due sabati al mese va a trovarla. Ha fatto voto di silenzio, ma i suoi quaderni d’infanzia parlano per lei. Parla molto della sua vita, e soprattutto della raggiante Zoé, che, “nella notte fredda che abitava mio fratello, aveva appena acceso un fiammifero”. Alternando passato e presente, confessioni e silenzi, giocando con il tempo, lo spazio e la capacità del lettore di sentire la tragedia consegnandogli solo gradualmente le chiavi, Marie Vareille aumenta la tensione e riunisce in questo romanzo una folla di solitudini, denunciando la violenza familiare e infanzie spezzate, per quanto ci consola. Marine De Tilly

“L’ultima partita”di Marie Vareille, Charleston, marzo 2024, 336 pagine, 20,90 euro.LEGGI ANCHE Daniel Radcliffe risponde a JK Rowling

La tasca: venti regine nell’arena

“La mia fine è il mio inizio”, scriveva Maria I Stuart dal primo giorno della sua prigionia – vent’anni – a quello della sua liberazione, su un patibolo inglese, al castello di Fotheringay, l’8 febbraio 1587. Che fu tragica, inaspettata, eroica o miserabile, è con la fine che inizia la storia dei sovrani di questo libro. Venti regine (da Cleopatra, nel 30 a.C., alla regina Astrid del Belgio, nel 1935, tra cui Agrippina, Eleonora d’Aquitania, Caterina de Medici, Anna d’Austria, Maria Antonietta, Caterina II, Sissi, la regina Vittoria o l’imperatrice Eugenia) , venti capitoli e venti scrittori e storici dalle penne colte e limpide per raccontare “la dignità monarchica dell’addio”, scrive Jean-Christophe Buisson, che dirige i lavori con Jean Sevillia. Una miniera di storie, cospirazioni e aneddoti che sottolineano il potere supremo del femminile. In verità, non avevamo mai visto i suoi ultimi respiri più vivi. M.d. T.

“Gli ultimi giorni delle regine”sotto la direzione di Jean-Christophe Buisson e Jean Sévillia, Tempus, 432 pagine, 9 euro.

Storia: vero thriller in Vaticano

È un episodio dimenticato della storia quello che il giornalista Michaël Darmon riporta alla luce. L’incontro tra due giganti: Paolo VI, uno dei papi più discreti ma anche più fecondi, e Golda Meir, primo ministro di Israele, prima donna a guidare uno Stato democratico. Il 16 gennaio 1973 “Golda” si recò in Vaticano per incontrare il capo della Chiesa cattolica affinché riconoscesse lo Stato di Israele. Otto anni dopo la dichiarazione Nostra Aetate, iniziata da Giovanni XXIII e conclusa da Paolo VI, che condanna solennemente l’antisemitismo. Ma fu solo nel 1994 che il Vaticano riconobbe ufficialmente lo Stato ebraico. Mentre Golda Meir dialoga con Paolo VI, agenti del Mossad cercano di infiltrarsi nella Santa Sede. Perché il giorno prima avevano sventato un tentativo di attentato contro il Primo Ministro… Michaël Darmon firma un’indagine davvero storica, degna di un thriller. Girolamo Cordelier

“Il Papa e la Matriarca. Storia segreta delle relazioni tra Israele e Vaticano »di Michaël Darmon, Passés/Composés, aprile 2024, 202 pagine, 19 euro.

Bellissimo libro: Busby Berkeley, il mago del grande schermo

Chi si ricorda ancora di Busby Berkeley? Un genio poco conosciuto le cui scoperte visive mozzafiato hanno ispirato Beyoncé, la Pixar e i fratelli Coen. In una meravigliosa storia splendidamente illustrata, Séverine Danflous e Pierre-Julien Marest raccontano la storia dell’uomo che chiamavamo Buzz. Un figlio del pallone che mostra una stravagante immaginazione sul grande schermo. “Gambe squadrate, braccia nel compasso, piega lo spazio ai suoi desideri”, scrivono gli autori, non solo nei film da lui diretti (come Cercatori d’oro del 1935), ma anche in quelli – firmati Minnelli o Fleming – di cui ha creato le coreografie per la MGM. Quest’opera dà tutta la misura di questo carattere essenziale della Golden Age Hollywood… Firenze Colombani

“Busby Berkeley, l’uomo dallo sguardo stordito”di Séverine Danflous e Pierre-Julien Marest, editore Marest, marzo 2024, 484 pagine, 24 euro.

Il romanzo poliziesco: confessioni di una spia

Kim Philby è una leggenda. È lui che John le Carré prende a modello per la sua Talpa dopo aver servito per tre decenni l’MI6 di sua maestà e, allo stesso tempo, per convinzione comunista, l’URSS. In questa testimonianza eccezionale, il suo diario, pubblicato per la prima volta nel 1968, scopriamo il suo viaggio nella Spagna franchista, nel cuore di Londra durante il Blitz o in Medio Oriente. Con il più famoso doppio agente abbiamo paura di essere smascherati in qualsiasi momento.

Colui che era corrispondente dei servizi segreti britannici negli Stati Uniti racconta la rivalità della CIA con l’FBI negli anni Cinquanta e numerose operazioni clandestine. Come questo, quando Philby era il capo dell’ufficio di Istanbul dell’MI6, dove formò una cellula destinata a infiltrarsi nella Georgia sovietica in stile Baia dei Porci (con lo stesso risultato). Oppure questi tentativi di preparare un’insurrezione nell’Ucraina sovietica con l’aiuto degli ex seguaci di Stepan Bandera. La storia non è mai lontana dagli eventi attuali. Romain Gubert

“La mia guerra silenziosa”di Kim Philby, Nouveau Monde, aprile 2024, 326 pagine 9,90 euro.

E anche

Cinema. Guerra civile : è il film che stavamo aspettando sull’America e i suoi demoni. Alex Garland immagina che gli Stati Uniti si siano divisi in due campi e stiano iniziando una nuova guerra civile. In un Paese più armato e polarizzato che mai, il risultato è mozzafiato, potente, terrificante, soprattutto dopo l’assalto al Campidoglio. Al chiuso

Esposizione. Fondazione Bemberg : scenografie ridisegnate, spazi rivisti, nuove acquisizioni… L’Hôtel d’Assézat, a Tolosa, che ospita la collezione di Georges Bemberg (1915-2011), riapre dopo tre anni di lavori. L’occasione di scoprire una ricca collezione che comprende Bonnard, Matisse, Braque, Gauguin, Picasso, ma anche Tiziano e Tintoretto.

Serie. Fiasco : otto anni dopo CinquePierre Niney e François Civil (con Vincent Cassel, Géraldine Nakache, Leslie Medina) ritrovano il loro amico Igor Gotesman in Fiasco (su Netflix), serie pazzesca molto ispirata L’ufficio e il mondo di Ricky Gervais. La storia di un regista che vive un incubo sul set del suo primo film, un omaggio a sua nonna, combattente della Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Solo per ridere.

Kim Philby è una leggenda. È lui che John le Carré prende a modello Neo dopo aver servito per tre decenni l’MI6 di Sua Maestà e, allo stesso tempo, per convinzione comunista, l’URSS. In questa testimonianza eccezionale, il suo diario, pubblicato per la prima volta nel 1968, scopriamo il suo viaggio nella Spagna franchista, nel cuore di Londra durante il Blitz o in Medio Oriente. Con il più famoso doppiogiochista si ha paura di essere smascherati da un momento all’altro. Colui che era corrispondente dei servizi segreti britannici negli Stati Uniti racconta la rivalità della CIA con l’FBI negli anni Cinquanta e numerose operazioni clandestine. Come questo, quando Philby era il capo dell’ufficio di Istanbul dell’MI6, dove formò una cellula destinata a infiltrarsi nella Georgia sovietica in stile Baia dei Porci (con lo stesso risultato). Oppure questi tentativi di preparare un’insurrezione nell’Ucraina sovietica con l’aiuto degli ex seguaci di Stepan Bandera. La storia non è mai lontana dall’attualità § Romain Gubert

“La mia guerra silenziosa”, di Kim Philby (New World, 326 pag. €9,90).

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Cinema “Guerra Civile”

È il film che stavamo aspettando sull’America e i suoi demoni. Alex Garland immagina che gli Stati Uniti si siano divisi in due campi e stiano iniziando una nuova guerra civile. In un Paese più armato e polarizzato che mai, il risultato è mozzafiato, potente, terrificante, soprattutto dopo l’assalto al Campidoglio. Al chiuso

Mostra della Fondazione Bemberg

Scenografie ridisegnate, spazi rivisti, nuove acquisizioni… L’Hôtel d’Assézat, a Tolosa, che ospita la collezione di Georges Bemberg (1915-2011), riapre dopo tre anni di lavori. L’occasione di scoprire una ricca collezione che comprende Bonnard, Matisse, Braque, Gauguin, Picasso, ma anche Tiziano e Tintoretto. fondazione-bemberg.fr

Serie “Fiasco”.

Otto anni dopo Cinque, Pierre Niney e François Civil (più Vincent Cassel, Géraldine Nakache, Leslie Medina) si riuniscono con il loro amico Igor Gotesman in Fiasco, serie stravagante molto ispirata L’ufficio e il mondo di Ricky Gervais. La storia di un regista che vive un incubo sul set del suo primo film, un omaggio a sua nonna, combattente della Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Solo per ridere. “ Fiasco”, su Netflix

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