La riproduzione si interrompe mentre il tempo sullo schermo aumenta

La riproduzione si interrompe mentre il tempo sullo schermo aumenta
Descriptive text here
-

Con 75.000 visitatori, la Fiera del Libro di Bruxelles è appena stata gremita. L’evento della scorsa settimana è stato l’uscita dell’ultimo film di Salman Rushdie, The Knife. Ma queste piccole vittorie non riguardano tutti. Questo è il minimo che possiamo dire. Uno studio ha appena dimostrato che il 40% dei belgi non legge nemmeno un libro all’anno e sono le donne che contribuiscono ad abbassare questa media. Ai margini dei grandi lettori troviamo quelli più istruiti, più ricchi e più attivi. La lettura quindi non dipende dal tempo libero. È innanzitutto una questione di scelta e soprattutto di capacità. Nell’ultima valutazione di Pisa, un’ampia indagine internazionale che misura le abilità degli studenti quindicenni in matematica, scienze e lingua materna, tutti i livelli sono regrediti, in particolare la lettura (il Belgio è nella media europea). Le conseguenze del Covid sull’apprendimento non possono giustificare il fatto che, da vent’anni, la capacità di leggere continui a diminuire. Quando la lettura richiede sforzo e la comprensione del testo è incompleta, non sorprende che i giovani passino ad altro.

La Francia pubblica un ampio studio sull’argomento. Ciò dimostra che, in questo paese rinomato per la letteratura, la grande maggioranza dei giovani sotto i 20 anni legge solo se obbligata dalla scuola. Il tempo medio di lettura giornaliero è sceso a 19 minuti, dieci volte inferiore al sempre crescente tempo trascorso davanti agli schermi (fino a 5 ore e 10 minuti al giorno per i 16-19enni). Alcuni (il 20%) riescono a leggere solo dai 5 ai 15 minuti alla volta, i due terzi non superano la mezz’ora. Questo crollo della concentrazione preoccupa gli esperti. Osservano ancora solo una perdita marginale del quoziente intellettivo. Ma manca una prospettiva per misurare le conseguenze di una giovinezza trascorsa davanti agli schermi, un contesto che gli specialisti descrivono come “un confinamento che crea dipendenza” e per il quale tracciano parallelismi con comportamenti legati all’assunzione e al bisogno di droghe.

Anche le persone sopra i vent’anni conoscono questa dipendenza. Ma almeno hanno avuto la loro possibilità. Sono stati in grado di sviluppare le strutture intellettuali che sostengono il pensiero critico. Attraverso i libri avevano accesso a una conoscenza raffinata e profonda. Hanno potuto sperimentare cos’è una sottile padronanza della lingua. Dovrebbero essere in grado di distinguere una gerarchia nell’accuratezza dell’espressione e comprendere meglio i problemi del mondo. Senza nemmeno invocare il piacere che porta l’esposizione alla letteratura, ma da un punto di vista puramente utilitaristico, allenavano la loro empatia, quindi la comprensione degli altri, dei loro pensieri, emozioni e convinzioni. E se hanno continuato a leggere, forse avranno sfogliato Vallée de silicium di Alain Damasio, grande maestro della fantascienza quasi profetica. Questa volta, il romanziere ha invece realizzato un lungo reportage nella Silicon Valley per dimostrare che i GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) non sono lì per salvare l’umanità, ma per monetizzare il tempo cerebrale disponibile.

-

PREV scoprire gli album preferiti dei bibliotecari
NEXT Risparmia con i libri di economia