“Volevo solo correre” di Anaïs Quemener

“Volevo solo correre” di Anaïs Quemener
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Scoprite la rubrica letteraria di Gilette Aho sul libro di Anaïs Quemener, “Tutto quello che volevo era correre”.

Come è arrivato questo libro davanti ai miei occhi? Me lo ha raccontato mia figlia (che corre) “anche con il cancro ha continuato a correre, ha condiviso la sua esperienza su Instagram”. Cancro ? Correre ? Due parole incompatibili. Qui ordino il lavoro di Anaïs Quemener. Leggi per conoscere Anaïs e come ha saputo unire due verbi contraddittori: prendersi cura e correre.

La scrittura è chiara. Leggera. Come la mente di Anaïs e il titolo del suo manoscritto “tutto quello che volevo era correre”. E poi un giorno scopre di avere il cancro.

Tra i 24 e i 30 anni, in un momento in cui quasi tutti i giovani del mondo stanno lasciando i primi passi prima di lanciarsi nella vita adulta: i primi amori, il primo lavoro, i primi viaggi, il primo appartamento… Anaïs Quemener si trova ad affrontare un “cancro triplo negativo stadio 3 su 4” In gergo medico: cancro molto aggressivo!

Otto cicli di chemioterapia, due mesi di radioterapia, cinque interventi chirurgici compresi due operazioni per asportare il seno, sedute di fisioterapia e in nessun momento Anaïs si arrende. Se lei li ha abbassati, suo padre Jean Yves Quemener li ha rialzati… Suo padre è più che il suo eroe; lui è il suo specchio che le tiene la mano attraverso il riflesso. Un pilastro. Un pilastro, come dicono gli indiani, più che un educatore, è il suo salvatore. Sua madre bipolare ha lasciato Anaïs con suo padre per molto tempo. Il maratoneta scrive:

“Avevo ragione a crederci. Per aggrapparmi ai miei sogni. Mio padre non era pazzo, sapeva di cosa ero capace. Ci eravamo riusciti. Inoltre, quando parlo delle mie vittorie, dei miei progressi o delle mie ambizioni, dico più spesso “noi” che “io”. Dal crescere come atleta al crescere da ragazzino di periferia a giovane donna di successo fino alla mia battaglia contro il cancro, lo abbiamo fatto entrambi. Siamo lui e io. Siamo noi. La stagione è continuata come era iniziata, con gioia e successo. »

Nei paragrafi viene rivisto tutto: “La chemio era la terapia dei medici. Il mio era lo sport”.

E se questa fosse anche la cura per la sua malattia? Un occhio ai campionati francesi di maratona e l’altro alla prudenza da adottare. Tra periodi di grande stanchezza, nausea, febbre e dolore intenso, corre, va in bicicletta, cammina, è attiva… Se c’è stata una fase di negazione, la sua testardaggine nel voler correre a qualunque prezzo è molto reale. Trova alleati sui social network, tra la sua generazione, la sua comunità e il suo “branco”. Come lei, donne e uomini affrontano la malattia. Anaïs Quemener è diventata la prima donna francese alla Maratona di Parigi nel 2023!

Un bilancio. Un racconto che offre a chi un giorno si troverà a confrontarsi con la malattia. C’è tutto, i suoi genitori, la sua ricerca di identità, la sua infanzia, la sua adolescenza, il suo amore per Mathieu, i suoi allenamenti e le sue sfide (la corsa ultra-distanza di 100 km con 1200 metri di dislivello). Il suo lavoro può essere letto tutto d’un fiato e può essere considerato una ricetta naturale!

Tutto quello che volevo fare era correre.

Anaïs Quemener (con Franck Berteau)

208 pagine

Edizioni Flammarion

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