Un anno e quattro mesi dopo la presa del potere della giunta in Niger, la presenza di Orano (ex Areva) nel Paese diventa ancora più complicata. In un comunicato stampa, diffuso mercoledì 4 dicembre, la maggioranza della società è detenuta dallo Stato francese “rileva la perdita del controllo operativo” della Société des mines de l'Aïr (Somaïr), impresa comune di cui è tuttora il principale azionista (al 63,4%) e di cui lo Stato nigerino detiene la quota restante.
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Orano perde così il controllo della sua unica miniera di uranio – il combustibile che consente il funzionamento delle centrali nucleari – attualmente operativa in Niger, ad Arlit. Attraverso un'altra filiale, la società francese ha già chiuso, nel 2021, una prima miniera del Paese, quella di Akouta.
Creata nel 1968, Somaïr impiega quasi 750 dipendenti e un numero equivalente di subappaltatori. Orano dice che soffre “interferenza” nella governance aziendale, affermando ciò “le decisioni prese nel consiglio di amministrazione della società non trovano più applicazione”. “L'uranio è sul nostro suolo e Orano ci accusa di ingerenze?, risponde un consigliere del governo nigerino, interrogato da Il mondo. Orano da cinquant'anni si abbuffa delle risorse naturali del nostro Paese dettandone le condizioni. E' finita. Vogliamo riprendere il controllo dei nostri affari. L'abbiamo detto ai francesi, ma non sembrano aver capito. »
Secondo Orano, i rappresentanti del Niger in seno a Somaïr hanno confermato “il loro rifiuto di esportare la produzione” della miniera, nel corso del consiglio di amministrazione di martedì 3 dicembre. Dal colpo di stato del 26 luglio 2023, uno stock di mille tonnellate di uranio, per un valore stimato di quasi 300 milioni di euro, secondo la società, è stato bloccato nel sito di Arlit. In questione: l'ostinazione della giunta a mantenere chiusa la frontiera con il Benin – attraverso il quale Orano solitamente esporta il minerale – a causa di una crisi diplomatica con questo paese vicino.
Una perdita di 133 milioni di euro
Nel mese di ottobre, il gruppo francese ha proposto diverse alternative al regime, tra cui l’esportazione di uranio attraverso la Namibia. “Tutte le nostre proposte sono rimaste senza risposta”si è rammaricato di un portavoce il 23 ottobre. Una settimana dopo, Orano ha annunciato la volontà di sospendere la produzione in Niger. L'attività continua comunque sul sito. Tuttavia, senza esportazioni, la continuazione della produzione “La situazione finanziaria peggiora ogni giorno di più” di Somaïr, considera il gruppo.
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