Il lupo ha perso una battaglia, ma non la guerra

Il lupo ha perso una battaglia, ma non la guerra
Il lupo ha perso una battaglia, ma non la guerra
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“Il lupo ha perso una battaglia, ma non la guerra…” Queste le parole di Isabelle Germanier, direttrice francofona del gruppo Loup Suisse, intervistata martedì sera al programma “Forum” su RTS. Lei ha reagito alla decisione odierna dell’Unione Europea di abbassare il livello di protezione del lupo, che non sarà più protetto “strettamente”, ma solo protetto.

La decisione è stata annunciata martedì mattina mentre il Consiglio degli Stati discuteva a Berna due mozioni volte a facilitare la regolamentazione da parte dei Cantoni interessati. La retrocessione del lupo era uno degli obiettivi ricercati. Ebbene, per una volta, una decisione di Bruxelles è stata accolta con favore da tutti gli euroscettici presenti in sala!

Allo stesso modo, i senatori hanno discusso il concetto di zone “zero lupi”, votato dal Consiglio nazionale lo scorso aprile. Nella mente di alcuni questo concetto è probabilmente destinato ad estendersi a tutta la Svizzera, ad eccezione forse degli zoo. Ma i parlamentari hanno capito che era impossibile decretare territori liberi da predatori, poiché i lupi sono come le nuvole, non conoscono confini.

Da oltre venticinque anni, dal suo ritorno, il tema del lupo è lo standard per gli eletti delle regioni alpine, Vallese, Grigioni e Ticino in testa. Gli interventi presentati in Parlamento sono centinaia. Martedì il consigliere comunale vallesano Beat Rieder (C/VS) ha accolto con favore la decisione dell’UE, aggiungendo che presto non si dovrebbe più parlare del lupo a Berna.

Si muove un po’ velocemente, perché finché in Svizzera rimarrà un solo lupo, in certi ambienti di allevatori e cacciatori ce ne saranno troppi. Tuttavia, la situazione si è chiaramente evoluta a loro favore. Ora che Albert Rösti è a capo del dipartimento interessato, gli avversari del lupo sanno di avere un complice sul posto.

Ma il bernese sa che deve stare attento, perché non può permettersi di infrangere la legge. Non può, come fece il consigliere di Stato vallesano Jean-René Fournier nel 2006, permettere che un lupo venga ucciso illegalmente e messo come un trofeo nel suo ufficio.

Sulla questione dei lupi la popolazione svizzera è divisa. La maggioranza dei cittadini si è lasciata ingannare quando nel settembre 2020 ha rifiutato con il 52% dei voti la nuova legge sulla caccia, in particolare a causa della gestione del lupo. Ma il Parlamento ha aggirato questa decisione, aprendo la strada ad una politica di regolamentazione, che Albert Rösti ha attuato nell’ordinanza, con grande sgomento degli amici della natura.

In questo contesto il Parlamento dovrà necessariamente rivedere la legge sulla caccia e continuare a parlare di lupi ancora per molto tempo. E non è impossibile che questo esercizio porti a un nuovo referendum e a un voto popolare.

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