Consiglio dell’Unione Europea: nemico dell’UE, Viktor Orban eredita la presidenza

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Viktor Orban vuole “danneggiare l’élite tecnocratica di Bruxelles”.

IMAGO/Italia Photo Press

Dopo aver trattato per mesi l’Unione Europea con tutti i mali, lunedì il primo ministro ungherese Viktor Orban assume la presidenza di turno, più isolato che mai dalla sua posizione sulla guerra in Ucraina.

Il leader più longevo del blocco, a cui era stato assegnato il “saluto del dittatore!” di Jean-Claude Juncker nel 2015, ha recentemente inasprito il suo discorso contro “l’élite tecnocratica di Bruxelles”, affermando che “si sta scervellando per far loro del male”.

“È come se l’imputato in un processo si trovasse improvvisamente al posto del pubblico ministero, è una situazione grottesca”, riassume Paul Lendvai. L’autore di un libro su Viktor Orban invita però a “non sopravvalutare l’importanza” di questa presidenza del Consiglio dell’Unione europea, che durerà 6 mesi.

Vicino a Trump e Pechino

Secondo lui, Budapest continuerà a bloccare i file chiave e “cercherà di allentare le restrizioni” sullo stato di diritto per riavere i suoi soldi. Perché ci sono molteplici controversie e miliardi di euro di fondi congelati a causa delle preoccupazioni per la corruzione e i ripetuti attacchi alla democrazia nel Paese dell’Europa centrale.

Anche sui temi geopolitici il disaccordo è totale. Contro i suoi partner, Orban sostiene l’ex presidente americano Donald Trump, da cui ha preso in prestito lo slogan per i prossimi sei mesi: “Make Europe Great Again”. Vicino al capo di Stato cinese Xi Jinping, coltiva legami anche con il Cremlino e si rifiuta di sostenere militarmente Kiev.

Contro la “decadenza occidentale”

Ma fu proprio da giovane liberale che, all’età di 26 anni, si fece un nome quando sfidò il regime comunista a Budapest con un’infuocata invettiva, nel giugno 1989, per la libertà, durante un omaggio alle vittime della guerra. Rivolta del 1956 contro l’Armata Rossa.

Cofondatore un anno prima dell’Alleanza dei Giovani Democratici (Fidesz), divenne il simbolo delle aspirazioni dell’Ungheria a liberarsi dal totalitarismo e ad adottare i valori occidentali.

A mille chilometri dai suoi esordi, Viktor Orban denuncia oggi “la decadenza dell’Occidente”, di fronte alla “lobby LGBT+” e all’afflusso di migranti dall’Africa e dal Medio Oriente, regolarmente paragonati ai “terroristi” al potere. Il culmine di un lungo processo di progresso verso l’estrema destra.

“Negli ultimi 14 anni Orban si è allineato all’ideologia putiniana di un Occidente nel caos più totale” e ad un allineamento di contropoteri, analisi per l’AFP Stefano Bottoni, storico italo-ungherese dell’Università di Firenze. Secondo il leader 61enne, non è tanto Mosca, ma piuttosto la NATO e l’UE ad aver causato una “conflagrazione globale”.

Una posizione che irrita sempre più i suoi alleati. “Non si rende conto di quanto sia tossica”, ha detto l’esperto, perché “per molti paesi, la guerra in Ucraina è la questione più importante del momento nella ridefinizione dell’Europa”. Ciò porta anche l’estrema destra “in un vicolo cieco strategico”.

Primo ministro nel 1998, a soli 35 anni, ha dovuto lasciare il potere quattro anni dopo, sconfitto alle urne dai socialisti. Quando tornò al potere nel 2010, decise di consolidare la sua presa per non dover mai più subire quella che viveva come un’umiliazione.

L’apparizione di un nuovo rivale

Da allora, comodamente rieletto in ogni sessione legislativa, questo padre di cinque figli rivendica l’esercizio della “democrazia illiberale”. Ora però si trova a dover affrontare la sfida di un nuovo rivale, il conservatore Peter Magyar, puro prodotto del sistema Orban entrato nella dissidenza.

Ma non importa, dice Andrea Peto, analista della Central European University (CEU): le cattive notizie “non arrivano mai alle orecchie dei suoi elettori”, che sono pieni di propaganda, dice. Ha un solo obiettivo: “mantenere il controllo” sul Paese con la sua ristretta cerchia di oligarchi.

(afp)

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