Anatomia di uno smartphone: quali sono i componenti più inquinanti in un telefono?

Anatomia di uno smartphone: quali sono i componenti più inquinanti in un telefono?
Anatomia di uno smartphone: quali sono i componenti più inquinanti in un telefono?
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Perfetto simbolo della crescente impronta di carbonio della tecnologia digitale, lo smartphone è un oggetto poco conosciuto anche dal punto di vista ambientale. Spesso pensati intenzionalmente come scatole nere, i nostri telefoni in realtà ospitano tonnellate di parti, costituite a loro volta da tonnellate di materiali. Che si tratti della batteria, della scheda madre, dello schermo o del case, ogni componente ha la propria impronta di carbonio.

Esaminiamo un po’ l’interno di questi gadget per vedere di cosa si tratta, pezzo per pezzo.

introduzione

Sebbene la determinazione precisa dei costi, componente per componente, sia una sfida a causa della complessità del processo produttivo e dell’opacità della maggior parte dei produttori sull’argomento, alcune risorse ci consentono di vedere più chiaramente.

Possiamo citare in particolare il documento molto completo che il produttore olandese Fairphone ha pubblicato sull’argomento in occasione del lancio del suo ultimo telefono, o uno studio dell’Università di Zurigo pubblicato nel 2020 e diretto da Lorenz Hilty, professore capo dell’IT e gruppo di ricerca sulla sostenibilità ambientale.

Per ulteriori informazioni sulla metodologia utilizzata in questo articolo, vai al riquadro a fine pagina

1 – La scheda madre

Al primo posto sul podio dei componenti più inquinanti c’è la scheda madre e i suoi molteplici circuiti stampati, chip e condensatori. Secondo i dati rivelati da Fairphone, questo componente da solo sarebbe responsabile del 71% dell’impronta di carbonio totale della produzione di un telefono. Dati più o meno confermati dallo studio dell’Università di Zurigo che differenzia la produzione di circuiti stampati e quella di chip saldati.

Per chi osserva da vicino le questioni tecno-ecologiche, nessuna sorpresa qui. La costruzione di una scheda madre e dei suoi componenti coinvolge una trentina di metalli, minerali e terre rare che devono essere estratti, raffinati e miscelati per produrre le leghe necessarie al loro corretto funzionamento. Nel complesso, maggiore è la quantità di materiali necessari per far funzionare una parte, maggiore sarà la sua impronta di carbonio.

L’elenco dei materiali presenti in uno smartphone.

© Ingegnere Senza Frontiere – CC BY-NC-SA 2.0

È anche interessante notare che la complessità dei trucioli (permessa da metodi di incisione sempre più avanzati) ne aumenta l’impronta di carbonio. Quotidiano Il mondo nel 2023, Lorenz Hilty lo spiegò “Quando abbiamo studiato l’impronta di carbonio dei produttori nel 2020, i calcoli delle emissioni si basavano su vecchi processori, molto meno densi di transistor rispetto a quelli di oggi. È probabile che le emissioni legate alla produzione dei modelli da noi studiati siano state sottostimate”.

2 – Lo schermo

Unico componente veramente visibile al consumatore, lo schermo di uno smartphone è il secondo elemento più inquinante. In questo caso è difficile ottenere un dato grezzo poiché le tecnologie e le dimensioni degli schermi differiscono sul mercato. Fairphone annuncia che il display del suo cellulare rappresenta il 5% dell’impronta di carbonio totale delle costruzioni, ma su altri telefoni questa percentuale può salire al 10 o addirittura al 20%.

Più grande è lo schermo di uno smartphone, maggiore sarà la quantità di materiali necessari per fabbricarlo. Nel 2022, Frédéric Bordage, fondatore del collettivo GreenIT, spiegava (qui in TV) che “Produrre uno schermo LCD da 45 pollici equivale a 175 kg di CO2 e 200 m² di acqua. Per produrre uno schermo Oled da 53 pollici sono necessari 800 kg di CO2 e 3.540 m² di acqua.. Lo stesso vale per gli smartphone che integrano più di dieci metalli nei diversi strati del loro schermo.

Arcep ha lanciato l’allarme su questo tema. Se l’autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni ne è contenta “il numero di apparecchiature immesse sul mercato […] diminuisce”lo avverte “questa riduzione potrebbe essere controbilanciata da un’altra tendenza: la quota degli schermi più grandi (quindi i più inquinanti) [qui] incrementi per quasi tutte le tipologie di terminali”. Lo dimostra lo studio dell’Università di Zurigo, poiché i tablet, nonostante il loro design simile a quello degli smartphone, hanno un’impronta di carbonio molto maggiore.

3 – Il telaio

Sorprendentemente, dopo la scheda madre e lo schermo, è il telaio a chiudere il podio per quanto riguarda i componenti più inquinanti. Una sorta di spina dorsale dei nostri smartphone, queste parti contengono molto spesso numerosi cavi, connettori e componenti (la bobina di ricarica wireless, ad esempio). Fairphone stima che questa parte rappresenti il ​​9% dell’impronta di carbonio della produzione di Fairphone 4.

Analizzare l’impronta di carbonio di uno smartphone, componente per componente.

© Università di Zurigo – CC BY-NC-ND 4.0

Se l’altoparlante, il motore vibrante o il connettore di ricarica vengono integrati nel telaio, il debito ecologico di questa parte ovviamente aumenta.

4 – La batterie

Infine, tra i componenti più importanti, la batteria rappresenta circa il 5% dell’impronta di carbonio nella costruzione di uno smartphone. Se questa parte può permettersi il lusso di non essere così inquinante, è perché il processo di produzione è ben consolidato e le batterie al litio regnano sovrane nell’industria elettronica da più di un decennio.

Per la costruzione della batteria di uno smartphone sono ancora necessari otto metalli, tra cui litio, cobalto, fosforo o alluminio. Anche in questo caso lo sfruttamento del territorio e delle risorse incide fortemente sull’impronta carbonica totale della componente.

Senza contare che le batterie si consumano relativamente velocemente rispetto ad altri componenti di uno smartphone, richiedendo di essere cambiate più spesso rispetto ad altre. In termini assoluti la costruzione di una batteria non incide troppo sull’impronta di carbonio di uno smartphone, ma è un componente molto più “consumabile”, quindi bisogna prestargli attenzione.

Conclusione

Gli smartphone sono ecosistemi complessi in cui coesistono un sacco di metalli, terre rare, gigahertz e pixel. E se ci permettono di accedere a moltissime risorse virtuali, non va dimenticata la materialità della loro impronta ecologica. Dietro ogni piccolo componente c’è un’intera industria che estrae, raffina, costruisce… e inquina, il tutto in condizioni di lavoro spesso catastrofiche.

Per chiedere ai produttori di fare meglio, di sapere come ridurre la propria personale impronta digitale di carbonio o semplicemente quali pezzi di ricambio potrebbero costare di più dal punto di vista ecologico, è quindi utile memorizzare questi ordini di grandezza.

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