“La ricerca del suo piacere si trova nel desiderio di sottomettersi alla moglie, nell’umiliazione o addirittura nello svilimento, attraverso le sue azioni, le sue parole, della persona che più ama al mondo”, ha accusato il procuratore aggiunto.
Inizio dei rinvii a giudizio nel processo per stupro di Mazan: quali condanne per Dominique Pelicot e i 50 coimputati?
Per dieci anni, dal luglio 2011 all’ottobre 2020, il settantenne aveva picchiato la moglie con ansiolitici per poi violentarla e consegnarla, nella loro casa coniugale a Mazan (Vaucluse) a decine di uomini, oggi 26enni e 74enni, ai quali aveva reclutati tramite il sito Coco.fr, ora vietato.
Questi 50 coimputati sono perseguiti principalmente per stupro aggravato, atti per i quali rischiano anche 20 anni di reclusione penale.
Togliendo il terreno alle argomentazioni talvolta avanzate da alcuni avvocati difensori dall’inizio di questo processo, il 2 settembre, ha anche assicurato che “non era concepibile che Gisèle Pelicot potesse aver ingerito volontariamente questi ansiolitici”.
Diciotto dei 51 imputati, tra cui Dominique Pelicot, risultano detenuti. Altri trentadue risultano liberi, l’ultimo, in fuga, processato in contumacia.
Durante il suo ultimo discorso, il 19 novembre, Dominique Pelicot, definito all’unanimità il “direttore d’orchestra” di questo decennio di ripetuti stupri contro la sua ormai ex moglie, Gisèle Pelicot, ha spiegato che “sottomettere una donna ribelle era la (sua) fantasia”.
Il verdetto di questo processo emblematico per violenza sessuale e sottomissione chimica è atteso entro il 20 dicembre.