Una seconda presidenza Trump senza veri contropoteri

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Donald Trump e Joe Biden, nello Studio Ovale, alla Casa Bianca, a Washington, il 13 novembre 2024. EVAN VUCCI/AP

Donald Trump si prepara a tornare nello Studio Ovale della Casa Bianca, potendo contare, come otto anni prima, su un Congresso sotto il suo controllo. Ottenendo un 218e sede centrale, il 13 novembre, mentre lo spoglio dei voti prosegue in una manciata di collegi elettorali, il Partito Repubblicano ha infatti mantenuto la maggioranza assoluta alla Camera dei Rappresentanti ottenuta in occasione delle elezioni di medio termine, nel 2022, tradizionalmente delicate per il partito che occupa la presidenza.

Si tratta di un buon risultato, considerando l’elevato numero di candidati repubblicani nei distretti che hanno favorito Joe Biden nel 2020. La ristretta maggioranza di 220 a 212 nell’assemblea uscente, tuttavia, non dovrebbe essere ampliata, e la nomina di diversi rappresentanti repubblicani in la futura amministrazione (Elise Stefanik, Matt Gaetz e Michael Waltz) lo ridurranno ulteriormente, in attesa che vengano sostituiti.

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Questo controllo mantenuto sulla Camera si aggiunge allo spostamento al Senato ottenuto il 5 novembre. Perdendo quattro seggi senatoriali negli stati vinti da Donald Trump (Ohio, Pennsylvania, Wisconsin, West Virginia), i democratici hanno registrato la più grande sconfitta dal 2014. Sarebbe stata ancora più amara se i loro candidati non avessero vinto in quattro stati chiave. del repubblicano (Arizona, Nevada, Michigan e Wisconsin), il che mette in prospettiva in parte l’entità della sua vittoria.

Fine di un lungo regno

La cosa principale, tuttavia, per Donald Trump non può essere ridotta a questa aritmetica. La maggioranza repubblicana al Senato si accompagna alla fine del lungo regno di colui che ne è stato il leader per diciassette anni, Mitch McConnell, 82 anni, che aveva notoriamente pessimi rapporti con l'ex uomo d'affari. Quest'ultimo ha cercato di approfittare di questa cancellazione cercando di influenzare la scelta del suo successore, ma invano, visto che mercoledì ha vinto il braccio destro di McConnell, John Thune.

Il Partito repubblicano deve molto al senatore ottantenne. Quest’ultimo aveva sfruttato al massimo il contropotere a disposizione del Senato contro l’amministrazione democratica di Barack Obama. Sviluppando una strategia di ostruzione sistematica contro le nomine dei giudici federali sotto il mandato di questi ultimi. Quindi rimuovendo il ostruzionismo (concedere il potere di blocco alla minoranza in assenza di una maggioranza di 60 voti per annullarlo) per la conferma dei giudici della Corte Suprema, che in precedenza richiedevano la messa in campo di candidati consensuali.

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