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Venerdì la Corte Suprema ha deciso di lanciarsi in una battaglia sulla capacità del Congresso di delegare il potere alle agenzie federali, aprendo il prossimo capitolo di uno sforzo decennale da parte dei conservatori e degli interessi economici per ridurre il potere del governo federale.
L’appello, presentato dall’amministrazione Biden, arriva mesi dopo che l’Alta Corte ha emesso una sentenza di successo che limita il potere delle agenzie federali di interpretare leggi federali vaghe sulle condizioni del posto di lavoro, sulla tutela dell’ambiente e sulla tutela dei consumatori.
In questione nell’ultimo caso è il meccanismo utilizzato per finanziare il Fondo multimiliardario per i servizi universali, attraverso il quale la Federal Communications Commission fornisce servizi telefonici e internet a prezzo ridotto per le scuole rurali, le famiglie a basso reddito e altri. Ma la decisione della Corte, attesa per giugno, potrebbe avere un impatto molto più ampio, influenzando le deleghe di potere del Congresso ad altre agenzie.
Venerdì la Corte Suprema ha accolto due ricorsi che trattavano la stessa questione, uno dell'amministrazione Biden e un altro di una coalizione di scuole e biblioteche che sarebbero interessate dalle decisioni della corte. L'alta corte ha anche aggiunto una questione al caso, ordinando alle parti di discutere se il caso sia discutibile a causa di come è stato gestito nei tribunali di grado inferiore.
Nel 1996, il Congresso creò il fondo e richiese alle società di telecomunicazioni di contribuirvi, un costo che generalmente viene trasferito ai consumatori. I critici sostengono che l'accordo agisce come una tassa e che la legge viola la Costituzione “delegando” l'autorità fiscale del Congresso alla FCC. L'appello solleva anche dubbi sulla costituzionalità della decisione della FCC di lasciare che un ente privato gestisca il fondo.
Il caso è l’ultimo di una serie di sforzi – la maggior parte dei quali ha avuto successo – per spostare l’equilibrio di potere tra Congresso e presidenza. È probabile che la corte decida sulla questione entro giugno, mesi dopo l’inizio del suo secondo mandato del presidente eletto Donald Trump.
Un “gruppo di sensibilizzazione dei consumatori” senza scopo di lucro e altri hanno contestato l'accordo di finanziamento della FCC in diversi tribunali federali, perdendo nel 6° Circuito con sede a Cincinnati e nell'11° Circuito con sede ad Atlanta ma vincendo nel 5° Circuito con sede a New Orleans. La Corte Suprema inizialmente ha rifiutato di decidere sulla questione, ma la sentenza del 5° Circuito contro il governo ha provocato un ricorso da parte dell’amministrazione Biden.
La Corte Suprema ha invocato per l’ultima volta la “dottrina della non delega” negli anni ’30, ma da allora ha consentito al Congresso di delegare l’autorità a determinate condizioni. I gruppi conservatori in particolare hanno sostenuto che il permissivismo ha pervertito i principi della separazione dei poteri, consentendo alle agenzie governative di prendere l’iniziativa su scelte difficili che secondo i critici dovrebbero essere lasciate ai legislatori eletti.
All’inizio di quest’anno l’Alta Corte ha pronunciato diversi casi importanti sfidando il potere di quello che i critici chiamano lo “stato amministrativo”. In uno, la corte ha ribaltato un precedente che richiedeva ai tribunali di grado inferiore di prestare deferenza alle agenzie federali nell’interpretare leggi vaghe – un risultato che ha già ispirato un’ondata di sfide ad altre normative federali.