chi sono i buoni e i cattivi sostenitori dell’Accordo di Parigi?

chi sono i buoni e i cattivi sostenitori dell’Accordo di Parigi?
chi sono i buoni e i cattivi sostenitori dell’Accordo di Parigi?
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A pochi giorni dalla COP29 che si terrà dall’11 al 22 novembre 2024 a Baku (Azerbaigian), i media 2050NOW e i suoi partner, l’Osservatorio Hugo dell’Università di Liegi e Degroof Petercam Asset Management (DPAM), hanno pubblicato uno studio che classifica i paesi ricchi in base ai loro progressi nel rispetto degli impegni climatici assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi (2015). La sua classifica ti sorprenderà.

Clima: un podio europeo

È L’Austria, in testa alla classifica media 2050NOW grazie alla sua produzione di energia elettrica basata per oltre il 75% su energie rinnovabili, un record europeo. La Germania arriva secondariuscendo a compensare le proprie emissioni di gas serra ritenute “medie”. La Svizzera completa questo podiodimostrando un impegno climatico continuo, globale e coerente.

La Francia, dal canto suo, nonostante sia leader nel sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo e disponga dell’energia nucleare, sale solo al 9° posto nella classifica media 2050NOW. È stata penalizzata dal suo basso punteggio in termini di trasparenza nella rendicontazione delle sue azioni climatiche sulla scena internazionale.

Grandi disparità tra i paesi

Sorprendente: i paesi nordici, generalmente visti come esempi di transizione ecologica, non dominano la classifica. L’Islanda, pur essendo prima in termini di emissioni di gas serra, si posiziona al 7° posto a causa della sua mancanza di sostegno e trasparenza nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Stessa osservazione per ilLa Finlandia, che eccelle in termini di “net zero” e criteri di adattamento, ma è penalizzata a causa delle previsioni sulle emissioni per il 2030, è solo 12esima nella classifica.

Non sorprende che questi siano i STATI UNITI che arrivano ultimi in classifica nonostante tutte le ambizioni fin qui mostrate dall’amministrazione Joe Biden. In sintesi, come indicato François Gemennedirettore dello studio e professore all’HEC: “ Alcuni paesi sono molto bravi su alcuni criteri, come ad esempio l’adattamento o il sistema legislativo, ma si rivelano pessimi su altri. » Anche se ci sono miglioramenti, le conclusioni tratte dai media 2050NOW dallo studio rimangono non meno critiche, anzi incisive: “ Non solo gli impegni climatici non sono all’altezza, ma non vengono rispettati! “. Insomma, questo studio funge da arringa contro i paesi ricchi, con l’obiettivo di ricordare loro, pochi giorni prima della COP29, gli impegni climatici che li vincolano e che hanno firmato nel 2015.

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