Opere saccheggiate e tasche profonde

Opere saccheggiate e tasche profonde
Opere saccheggiate e tasche profonde
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Opere saccheggiate e tasche profonde

Pubblicato oggi alle 6:40

Quasi trent’anni fa, nel 1998, la Svizzera ha adottato i Principi di Washington. Questo accordo internazionale riguarda l’inventario delle opere d’arte confiscate dai nazisti e l’identificazione dei loro beneficiari. Precetti che però non sono vincolanti e che non possono essere utilizzati in tribunale. Dal punto di vista giuridico, per le opere sottratte con violenza ai proprietari valgono le norme del codice civile, come per qualsiasi altro bene di cui una persona sia stata spossessata.

Ma la spoliazione non è una spoliazione come le altre. È un premio di guerra, l’arma di una strategia più ampia messa in atto da un regime per stabilire il proprio dominio attraverso la violenza. Confiscando ai perseguitati la loro memoria, il loro patrimonio e una fonte di finanziamento per il loro esilio e la loro ricostruzione.

La restituzione dei beni saccheggiati è “un’opera di giustizia e di umanità, il cui significato morale e politico supera di gran lunga i valori materiali in questione”. Queste parole sono quelle del professore universitario francese e combattente della resistenza Emile Terroine. Fu relatore del decreto dell’ordinanza dell’aprile 1945 che annullò le vendite e le liquidazioni di beni ebraici effettuate durante la seconda guerra mondiale. In Francia, questa ordinanza regola ancora oggi le questioni relative alle spoliazioni.

Dobbiamo tuttavia distinguere la violenza, il profondo desiderio di nuocere che animava i nazisti, dalla motivazione degli amanti dell’arte che acquistarono, decenni dopo e in buona fede, opere senza sapere molto del loro passato. Per molto tempo si è prestata poca attenzione alla provenienza incompleta di alcuni dipinti.

Questa sensibilità alla provenienza delle opere è recente, è ovviamente necessaria. Ma non possiamo ignorare che il mercato dell’arte ne conta un certo numero tasche profonde. “Tasche profonde” con risorse importanti che non avranno difficoltà a mettere mano al portafoglio per liberarsi dal senso di colpa di possedere un dipinto dal passato travagliato. La restituzione delle opere d’arte saccheggiate non deve costituire il pretesto per una forma di ricatto nascosto.

Caterina Cochard è giornalista della sezione vodese e si interessa di questioni sociali. Produce anche podcast. In precedenza ha lavorato per Le Temps e come direttrice indipendente per l’Università di Zurigo.Più informazioni @catherincochard

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