cosa nascondono gli attacchi contro l’Algeria e l’indulgenza verso il Marocco

cosa nascondono gli attacchi contro l’Algeria e l’indulgenza verso il Marocco
cosa nascondono gli attacchi contro l’Algeria e l’indulgenza verso il Marocco
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L’esistenza in Francia di una campagna, concertata o meno, contro l’Algeria, non è solo un’illusione in un contesto di forte tensione diplomatica tra i due paesi. Lo ha appena convalidato una voce molto seria della classe politica francese, vale a dire l’ex primo ministro ed ex ministro degli Esteri Dominique de Villepin, che nessuno può sospettare di fare lobby per Algeri senza essere ridicolizzato.

De Villepin, uno degli ultimi sopravvissuti del vero gollismo, è così: rivela la profondità del suo pensiero, anche se va contro il buon pensiero politico del momento. E questo è molto spesso il caso. Il mondo ricorda che è stato lui, in qualità di Ministro degli Affari Esteri di Jacques Chirac, a prendere posizione nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro i guerrafondai americani che volevano a tutti i costi invadere il paese.

Due decenni dopo, porta in Francia una storia diversa sulla situazione in Medio Oriente. È stato uno dei primi a chiedere il cessate il fuoco a Gaza e la fine del massacro della popolazione palestinese. Da un anno, e mentre il leitmotiv sui set francesi è “il diritto di Israele a difendersi”, Dominique de Villepin invoca la soluzione dei due Stati. Il che ovviamente attirò la pronta accusa di antisemitismo.

Attacchi contro l’Algeria in Francia: “Tutto questo è assurdo”

È ancora lui a difendere l’Algeria, diventata da diversi mesi l’ossessione dell’estrema destra e dell’estrema destra. “Tutto questo è assurdo”, ha inveito l’ex primo ministro questo lunedì 7 ottobre sul set di France Info.

De Villepin usava le parole più precise per descrivere le cose e metterle al loro giusto posto. “C’è la tentazione di fare dell’Algeria il capro espiatorio dei problemi della Francia”, le accuse contro di lei “superano di gran lunga la realtà” e questo “Paese amico e fraterno” “non deve non farlo”, ha tuonato Dominique de Villepin. Dobbiamo calmarci e affrontare la situazione, sembrava voler dire a tutti coloro che si emozionano sentendo parlare dell’Algeria.

L’uscita di De Villepin sull’Algeria conferma la spaccatura che spacca in due la Francia su questioni che, a priori, non hanno nulla in comune. Curiosamente, nella Francia di oggi, ci troviamo nella stessa trincea dei filo-israeliani, degli amici del Marocco e degli anti-algerini, alla testa dei quali ci sono ovviamente i nostalgici dell’Algeria francese.

Le questioni dell’immigrazione, dell’OQTF, dei lasciapassare consolari, della memoria o anche dell’accordo del 1968 vengono colte al volo, esagerate e talvolta drammatizzate dalla stessa corrente per spezzare lo slancio del riavvicinamento tra Algeri e Parigi e allo stesso tempo delegittimare le élite francesi di origine algerina, perché provengono da un Paese che gli sarebbe ostile.

Francia – Algeria: Dominique de Villepin conferma che esiste una “assurda” ossessione anti-algerina

È ancora curioso che l’immigrazione algerina sia diventata più problematica di altre solo quando il presidente Emmanuel Macron si è impegnato con il suo omologo algerino Abdelmadjid Tebboune a portare avanti diverse questioni bilaterali, a cominciare dal dossier commemorativo per aprire una nuova pagina nelle relazioni bilaterali, mentre Parigi e Il Rabat era sull’orlo della rottura.

Le accuse rivolte all’Algeria sull’immigrazione sono “assurde”, come le definisce De Villepin, perché risparmiano il Marocco, un paese molto più problematico del suo vicino in termini di immigrazione.

Intervenendo venerdì 3 ottobre su RTL, il ministro degli Interni francese Bruno Retailleau ha presentato una strana tabella di marcia per risolvere il puzzle OQTF (obbligo di lasciare il territorio francese): dialogo con il Marocco che “rispetta enormemente” e confronto con L’Algeria, classificata nella casella degli Stati “recalcitranti”, senza nemmeno aver avviato il minimo contatto con i suoi leader.

Già in Francia non ci sono più algerini che marocchini. Le statistiche ufficiali danno il 12% del totale degli stranieri stabiliti sul territorio francese per ciascuna delle due nazionalità. Inoltre, il governo marocchino non rilascia più lasciapassare consolari rispetto al suo omologo algerino, in proporzione al numero di visti rilasciati ai cittadini di ciascuno dei due paesi.

Il regno ha anche una storia pesante in termini di sfruttamento della questione migratoria, in particolare con il ricatto esercitato per molti anni sulla Spagna fino a forzare la mano nel marzo 2022 sulla questione del Sahara Occidentale. E poi il rischio di flussi massicci è maggiore in Marocco, dove quasi un giovane su due è disoccupato, che in Algeria.

I recenti tentativi di “grande fuga” verso l’enclave spagnola di Ceuta ne sono la prova. Se aggiungiamo tutte le lamentele che da diversi anni travolgono il regno sulla scena internazionale, diventa ancora più incomprensibile che l’amicizia di questo Paese sia così ricercata in Francia.

Il Marocco è stato oggetto di due condanne da parte del Parlamento europeo all’inizio del 2023 per aver violato i diritti umani e aver spiato, tramite il software israeliano Pegasus, personalità e funzionari stranieri, compreso lo stesso presidente francese.

Questa indulgenza nei confronti del Marocco, unita al desiderio di combattere l’Algeria che sta diventando un’ossessione, nasconde senza dubbio questioni più serie del semplice problema migratorio.

Questa è forse una delle conseguenze dirette della decisione del regno di compiere un passo verso la normalizzazione delle sue relazioni con Israele, se si considera che in Francia i sostenitori del sostegno incondizionato allo Stato ebraico sono più o meno gli stessi che difendono la causa del Marocco.

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