dalla pazienza strategica alla strategia di deterrenza?

dalla pazienza strategica alla strategia di deterrenza?
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Attacchi attribuiti a Israele hanno colpito un’area residenziale di Damasco, in Siria, il 1 aprile 2024, distruggendo l’annesso dell’ambasciata iraniana utilizzando sei missili lanciati da F-35. L’annesso funge da consolato iraniano, secondo Teheran. Tra le 11 vittime dell’attacco c’erano il generale Mohammad Reza Zahedi, comandante della Guardia rivoluzionaria iraniana per Siria e Libano, e uno dei suoi vice, il generale Mohammad Hadi Haji Rahimi.

Gli attacchi contro il consolato iraniano sono stati percepiti dall’Iran come il primo attacco aperto contro il suo territorio e come un affronto al quale Teheran deve rispondere o rischia di perdere ogni credibilità presso i suoi alleati e delegati, in primo luogo, e nel mondo. Infatti, secondo Teheran, Tel Aviv ha superato la soglia di ciò che una strategia di pazienza potrebbe supportare o contenere.

È così che due settimane dopo, nella notte tra il 13 e il 14 aprile, l’Iran ha risposto inviando circa 300 droni e missili in territorio israeliano, quasi tutti intercettati e distrutti da Israele, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Giordania. prima ancora di raggiungere il territorio israeliano.

Dopo aver valutato le conseguenze e la portata sul terreno del suo attacco contro Israele, l’Iran ha annunciato due elementi principali:

– Teheran non ha utilizzato né un numero sufficiente né una qualità adeguata di armi per causare gravi danni al territorio e alle popolazioni israeliane, poiché il suo scopo era esclusivamente quello di trasmettere a Israele e ai suoi alleati un messaggio di fermezza, senza generare un’escalation del conflitto,

– L’Iran annuncia di essere passato dalla “pazienza strategica” a una “strategia di deterrenza”, ponendo così fine al monopolio detenuto da Israele nella regione. L’Iran annuncia che d’ora in poi qualsiasi azione condotta da Israele contro gli interessi di Teheran, non importa quanto piccola, riceverà la risposta adeguata.

Questa inversione di tendenza implica un cambiamento nel modo in cui l’Iran affronta le minacce percepite e le sfide strategiche da parte di Israele.

La decisione iraniana potrebbe quindi essere motivata dalla combinazione di questi due fattori:

– da un lato, l’evoluzione della minaccia israeliana, dalla distruzione di attrezzature militari iraniane o di edifici strategici all’estero, all’assassinio di alti dignitari militari in un luogo considerato territorio iraniano. Israele avrebbe quindi spinto l’affronto fino al punto di attaccare un simbolo della sovranità dello Stato persiano e,

– dall’altro, la sensazione, sempre più diffusa tra i leader della Repubblica Islamica dell’Iran, di avere la capacità e i mezzi per consentire la risposta, soprattutto alla luce delle prestazioni mostrate dai droni utilizzati in Ucraina e delle capacità balistiche sviluppate in ultimi anni, principalmente in collaborazione con la Corea del Nord e, in misura minore, con Russia e Cina.

Altri elementi potrebbero aver spinto l’Iran ad iniziare una nuova era nella sua strategia:

– per quanto riguarda il suo rapporto con i suoi delegati, l’Iran ha sempre fatto delle sue braccia tentacolari in Iraq, Siria, Libano e Yemen micce che si sciolgono in caso di corrente ad alto voltaggio, per preservare la lampada iraniana. Teheran, che spinge i suoi delegati ad agire sempre di più contro Israele, a sostenere Hamas a Gaza e ad esporsi sempre più alle rappresaglie di Israele e dei suoi alleati, non può permettersi di restare senza agire sul campo per ispirare maggiore fiducia nelle sue forze armate armi nella regione. Anche la Repubblica Islamica ha dovuto partecipare allo sforzo bellico intrapreso dal fronte della resistenza, nel quadro di quella che Teheran chiama unità dei fronti.

– La manipolazione da parte dell’Iran dei suoi unici delegati per difendere i propri interessi ne offusca l’immagine al punto da renderlo uno Stato con la capacità di causare danni (delegati qualificati come terroristi) piuttosto che uno Stato dotato di qualsiasi potere. Dopo la guerra contro l’Iraq, l’Iran, che destabilizza l’intera regione e si dichiara una potenza “militare”, non è mai intervenuto direttamente nelle crisi che provoca,

– secondo Teheran, l’ultimo attacco israeliano ha preso di mira un edificio considerato territorio iraniano. Non spetta quindi alle milizie o ad entità straniere difendere quello che è considerato suolo iraniano.

L’Iran dichiara quindi forte e chiaro che è finita l’era in cui ha subito diversi affronti da parte di Israele senza reagire direttamente e con forza e che, d’ora in poi, ogni possibile provocazione da parte di Israele porterà automaticamente ad una risposta forte e immediata. Restano però senza risposta due domande:

– Teheran ha i mezzi per portare avanti la sua politica? Secondo gli esperti, l’esame delle carcasse dei missili caduti sul territorio israeliano conclude che questi motori sono fabbricati secondo modelli vecchi e superati, arrivando a confermare che si tratta solo di SCUD migliorati per aumentarne la carica, la natura del carburante e il peso delle loro cabine, da un lato, e tecnologicamente rinforzate da sistemi GPS e radar jamming, dall’altro,

– Israele sarà solo nel confronto con l’Iran e in che misura quest’ultimo potrà contare su alleati internazionali come la Russia? È molto difficile paragonare la solidarietà occidentale con Israele, soprattutto americano, a quella che potrebbe mantenere la Russia e ancor meno la Cina nei confronti dell’Iran.

Vero cambiamento di strategia o semplice effetto annuncio? La risposta certamente non tarderà ad arrivare, dipenderà dalla decisione di Tel Aviv di rispondere o meno e anche dalla portata e dalla natura di questa risposta.

*Accademico, Senior Fellow presso il Policy Center for the New South

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