Alain, il figlio di Émilie (Yolande Moreau), è appena morto. Era “un bravo ragazzo, non dotato per la felicità”disse di lui sua madre. Un uomo la cui moglie (Marie Gillain) se ne andò perché non sopportava le disgrazie del mondo, che osservava ancora e ancora “documentari sugli incendi boschivi in Amazzonia, sui rifugiati. E addirittura, alla fine, piangeva sull’inflazione”.
Ma un bravo ragazzo che ha pagato alla madre una casa di cura di qualità, fuori dalla sua portata perché percepisce solo la pensione minima di vecchiaia. La direttrice del locale (eccellente Alison Wheeler) non vede l’ora di buttare fuori Émilie. Così, in tutta modestia, in tutta discrezione, la signora dai lunghi capelli bianchi prepara la valigia e saluta una sola persona, un’addetta alla manutenzione, Lynda (Laure Calamy).
E se ne va, in macchina, senza futuro, ma con un unico obiettivo: vendicarsi di tutte le piccole umiliazioni subite fin dall’infanzia. A cominciare da quell’idiota di Cédric, che la perseguitava a scuola. Poi la sua ex padrona di casa, che si è sempre rifiutata di finanziare i lavori necessari per l’appartamento, prima di rescindere improvvisamente il suo contratto di affitto. Émilie non è violenta: dice a tutti ciò che è dovuto e dà una piccola punizione, un po’ spettacolare, un po’ fastidiosa, ma molto sentita.
Una commedia dolceamara e piacevole
Ben presto, conduce Lynda, lei stessa in completa perdizione, nel suo viaggio di vendetta. Insieme, le due donne, nella loro macchinina, vanno a caccia di idioti comuni. Ed è una vera gioia. Perché, come ha sottolineato Émilie al funerale di suo figlio: “Non devi abbassare gli occhi su coloro che ti attaccano. Ci siamo tutti piegati troppo davanti ad un manipolo di imbecilli che ci ha rovinato la vita con l’indignazione e il bullismo. Questo è abbastanza. » Alle calcagna, due poliziotti un po’ perduti conducono le indagini (Anna Mouglalis e Raphaël Quenard).
Questa commedia agrodolce è una storia di vendetta per le piccole e grandi umiliazioni della vita. Il film è di una allegria pazzesca, anche quando mette in scena personaggi assolutamente odiosi come il direttore della casa di cura o il nuovo compagno della moglie di Alain, un ragazzo senza filtri, ossessionato dal denaro, estremamente volgare e di terribile brutalità (Jonathan Cohen, formidabile ).
Questa piccola vendetta sugli idioti ha un lato divertente e terribilmente poetico allo stesso tempo. Troviamo, naturalmente, l’universo di Groland, caro a Gustave Kervern, con questo occhio attento ai difetti degli individui e alle mancanze dell’epoca, allo stesso tempo con una bella umanità incarnata dai due duetti del film, Émilie e Lynda, da una parte, gli agenti di polizia, dall’altra, i cui destini finiscono, inevitabilmente, congiungendosi in una gioiosa apoteosi. “Possiamo rinascere e vivere di nuovo a qualsiasi età”dice un vecchio signore innamorato di Émilie all’inizio del film. Il film mostra, inoltre, che non bisogna arrendersi, qualunque sia la nostra età, in nessuna circostanza della vita. Un vero gioiello, che scalda il cuore e la mente.
Non mi permetterò più di farlo, Arte, venerdì 29 novembre, ore 20:55, e su arte.tv
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