In occasione della quarta edizione di We Are French Touch, il 26 novembre 2024 alla Maison de la Mutualité, Big Media ha invitato Emma Lavenka, direttrice editoriale del media culturale L’élue, per un dibattito su “L’imprenditorialità nella performance dal vivo attraverso reti sociali. Una tavola rotonda alla presenza di Josépha Madoki, (ballerino, coreografo, fondatore dell’All Europe Waacking Festival), Thibault Prioul (responsabile della rete, Opéra national de Paris) e Zarifa Achmedova (fondatrice del media culturale Feed Culture).
Che posto occupano i social network nella strategia comunicativa delle istituzioni culturali? In che modo i creatori di contenuti sono diventati essenziali nelle strategie degli attori delle arti dello spettacolo? In che modo gli strumenti digitali aiutano a mantenere le connessioni e ad acquisire nuovo pubblico? Che impatti hanno sulla creazione artistica? Ecco cosa togliere dalla loro discussione.
L’immagine dell’artista: costruire il proprio marchio personale e adattarsi agli usi
Per parlare di come gli artisti possono farsi conoscere e sviluppare i loro progetti di performance dal vivo, L’école ha invitato Josépha Madoki. La ballerina e coreografa, conosciuta su Instagram con lo pseudonimo di Principessa Madoki e la cui arte è stata scoperta dal mondo intero durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 (la persona ha realizzato per questa occasione un dipinto-danza), punta su un carattere forte e riconoscibile identità: “Quando ti imbatti nella mia pagina Instagram, devi subito riconoscere che sono una ballerina stravagante » (stile di danza di strada afro-americana, strettamente legato alla musica disco e funk, caratterizzato da movimenti rapidi e fluidi delle braccia, pose drammatiche e un atteggiamento teatrale, ndr), che si traduce in post che riprendono i codici estetici e artistici specifici a questo universo. Per l’artista, nelle performance dal vivo, i social network si sono affermati come la principale porta d’accesso alle collaborazioni con marchi e istituzioni culturali (la persona interessata ha lavorato in particolare con Lancôme, il Museo d’Orsay, il Grand Palais o la Fondazione Louis Vuitton). Una reputazione che ha permesso di fondare e pubblicizzare l’All Europe Waacking Festival, la cui quinta edizione si svolgerà dal 30 giugno al 2 luglio 2025. L’artista riconosce che anticipare la pubblicazione di contenuti destinati ai social network può modificare l’approccio creativo ed essere fonte di frustrazione per l’artista imprenditore.
L’immagine dell’istituzione culturale: prestigio e autenticità
Che dire di un’istituzione culturale come l’Opera Nazionale di Parigi? Per il social media manager Thibault Prioul ci sono delle vere e proprie strategie da attuare per valorizzare il lavoro degli artisti e democratizzare l’immagine della celebre opera, attirare nuovo pubblico e contribuire a farla conoscere”nel cuore della città“. Secondo lui, i social network possono essere un luogo di relativa prossimità e un’opportunità per dissacrare un’istituzione che a volte può sembrare inaccessibile, senza perdere il suo status. Le tendenze, i formati, anche un’istituzione come l’Opera Nazionale di Parigi deve essere costantemente all’erta e adottare i codici delle piattaforme digitali per sperare di conquistare il sostegno del pubblico, abituato e non.
L’immagine dei media culturali: incarnare il suo messaggio e divulgarlo
Entrare nella performance dal vivo fondando un proprio media culturale è la scelta che Zarifa Achmedova ha fatto con Feed Culture. Su Instagram, mira a democratizzare la cultura esprimendo i suoi sentimenti su vari punti salienti culturali, in tutti i settori messi insieme. Per coloro che hanno lavorato con la Seine Musicale o il Théâtre du Palais Royal, i formati video diversificati incarnati da diversi contributori sono ideali per divulgare e rendere accessibili i propri contenuti pur non essendo sempre se stessi davanti alla telecamera: “Possiamo offrire contenuti incorporati senza che siano collegati a una singola persona. Ciò ti consente di lavorare in squadra, cosa più complicata quando hai il tuo account.».
Il rapporto tra istituzioni culturali e creatori di contenuti, una leva essenziale
Oggi più che mai, brand e istituzioni collaborano con creatori di contenuti e imprenditori delle arti dello spettacolo per promuovere la loro agenda, ma anche per sviluppare progetti artistici originali. Come si traducono queste sinergie?
Josépha Madoki parla dell’importanza di farsi conoscere sui social network, per cogliere l’opportunità di lavorare con istituzioni rinomate. È anche grazie a una delle sue coreografie, diventata virale su TikTok cinese, che è nata una collaborazione tra la coreografa e la famosa Fondazione Louis Vuitton. Uno scambio di visibilità che permette di fare un po’ più di luce sull’universo waacking e che la famosa fondazione culturale raggiunga un nuovo pubblico.
Come possono le istituzioni culturali rivolgersi ai giusti creatori di contenuti, coloro che corrispondono alla loro strategia di comunicazione? Per Thibault Prioul, ogni istituzione segue i propri obiettivi, dicendogli che vuole concentrarsi sui creatori di contenuti emergenti: “Sono fermamente convinto che le piccole community, quelle dei nano-influencer con meno di 10.000 iscritti, siano più coinvolte delle grandi community“. Il social media manager sottolinea anche il potere degli UGC (contenuto generato dall’utentecontenuti generati direttamente dagli utenti di un social network senza collaborazione con l’istituzione, garanzia di autenticità e credibilità, ndr). Sinonimo anche di prossimità, essendo il creatore di contenuti la leva adeguata per mediare, sensibilizzare e avvicinare il pubblico. È anche un rapporto di fiducia tra il creatore di contenuti e l’istituzione: “Il rapporto si costruisce in modo naturale, conosciamo i team di comunicazione, loro conoscono i profili dei nostri creatori e conosciamo i loro tipi di programmazione», spiega Zarifa Achmedova, responsabile, tra l’altro, dell’account TikTok del Théâtre du Châtelet.
Social network, il futuro dello spettacolo dal vivo? Senza dubbio per Thibault Prioul, che conclude: “Al di là dei creatori di contenuti, penso che il pubblico sarà sempre più prescrittivo sull’attività delle istituzioni».
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