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Picasso, Matisse, Klee: il museo parigino espone le maggiori opere collezionate dal raffinato gallerista tedesco morto nel 2007, dove si leggono i tormenti e le ossessioni dei pittori con cui lavorò.
Picasso ha sbagliato a scrivere il suo nome. Nella raccolta concentrata del mercante ebreo tedesco Heinz Berggruen, morto nel 2007 all’età di 93 anni, c’è un’incisione del 1935, Minotauromachia, dedicato a “il mio amico Bergrruen”, con due “r” e non due “g”. Picasso scrive male le parole, ma la sua ortografia delle forme è abbastanza perfetta da permettergli di disegnare o dipingere quello che vuole, sotto tensione. Minotauromachia è, secondo lo storico dell’arte Pierre Daix, morto nel 2014, “senza dubbio il più importante, comunque il più complesso” delle sue incisioni. Le sue fantasie – o le sue paure – vengono riunite in un momento che descriverà come “il periodo peggiore di [sa] vie». Sta per separarsi da Olga e la sua nuova compagna, Marie-Thérèse Walter, è incinta. Presto il suo laboratorio verrà sequestrato. Un anno prima della guerra civile spagnola, era la guerra privata degli spagnoli.
Un grande minotauro si china su Marie-Thérèse. La giovane donna è una torera distesa su un cavallo sventrato, con i seni scoperti. Il cavallo sembra annunciare quello di Guernica. Una minaccia di stupro aleggia nell’aria. Altri due modelli allungati compaiono nella mostra dell’Orangerie, non lontani dalle ombre infinitamente verticali di Giaco