La consapevolezza c’è. A Clisson, il festival di musica estrema Hellfest desidera ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
A marzo, le produzioni Hellfest hanno creato una posizione di manager CSR (responsabilità sociale organizzativa). Un approccio ampio, pianificato per cinque anni, che terrà conto delle questioni sociali, ambientali ed economiche in tutte le attività dell’organizzazione.
Un esame zona per zona
La missione è stata affidata a Cindy Pajot, 43 anni, collaboratrice del festival specializzata in questo campo.
Il suo metodo: «Esaminare ogni area del festival, fare il punto della situazione e costituire per ciascuna gruppi di lavoro, con esperti e professionisti, al fine di definire una strategia complessiva per la fine dell’anno. » Che verrà corretto da un’impronta di carbonio, prevista per il 2025, e dall’analisi delle sperimentazioni già intraprese dal festival.
Iniziative
Sono molteplici. Alcuni esempi: per la seconda volta, otto tonnellate di residui di birra verranno trattate a 5 km dal sito da un metanizzatore, quindi trasformate in energia elettrica utilizzata localmente.
Il festival ha inoltre investito 200.000 euro per utilizzare l’elettricità in una parte dell’area del festival, al fine di ridurre del 10% il consumo di carburante dei suoi generatori, perché “L’Hellfest ora utilizza elettricità verde al 100%”, annuncia Cindy Pajot. Ma l’olio combustibile resta la parte principale del consumo energetico: 300.000 litri ad ogni edizione, aveva confidato l’anno scorso Ben Barbaud, direttore del festival. Hellfest prevede inoltre di condividere l’attrezzatura con altri eventi.
Per ogni posizione studiata o sperimentata, “ci circondiamo di specialisti per identificare le strade di miglioramento, tenendo conto dei nostri vincoli”.
Secondo Cindy Pajot, “Per il momento l’Hellfest è l’unico festival ad avere un approccio RSO”.
