“Lo sguardo del re”: quando Camara Laye si ispira a Kafka

“Lo sguardo del re”: quando Camara Laye si ispira a Kafka
“Lo sguardo del re”: quando Camara Laye si ispira a Kafka
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Pioniere del modernismo in letteratura, Franz Kafka di Praga ha lasciato il segno nelle lettere mondiali del XX secolo. L’autore di Castello e di Metamorfosi ha ispirato anche numerosi romanzieri africani. In occasione del centenario della morte di Kafka, Lo sguardo del re del guineano Camara Laye, il primo grande romanzo del corpus africano francofono di ispirazione kafkiana, è nel menu di “Chemis d’writes”.

Lo sguardo del re dalla penna del guineano Camara Laye è un classico della letteratura africana francofona. È un romanzo simbolico e di ispirazione modernista, fortemente influenzato dalla lettura di Kafka. L’opera fu pubblicata da Plon nel 1954.

Laye si fa conoscere pubblicando il suo primo romanzo autobiografico, Il bambino neropubblicato nel 1953. Ma è soprattutto con Lo sguardo del re, il suo secondo romanzo, pubblicato sulla scia del primo, in cui Camara Laye dà la vera misura del suo talento. Con questo romanzo diverso da tutti gli altri, scritto metaforicamente, il guineano ci trasporta in un’Africa più intima, anche interiorizzata, fatta di simboli e miti.

Letteratura africana emergente

L’audacia principale dell’autore in questo romanzo consiste nel dispiegare qui la sua immaginazione, rompendo con il registro realistico che caratterizzava la letteratura africana emergente. La rottura rivendicata dall’autore è così radicale, soprattutto con il proprio stile nel suo primo romanzo, Il bambino nero ad esempio, che alcuni avanzarono all’epoca la tesi che il romanzo in questione fosse stato scritto da un autore bianco, senza che venisse fornita alcuna prova concreta.

Lo sguardo del re racconta in chiave allegorica e parodica le tribolazioni di un europeo impegnato sulle grandi strade dell’Africa in una ricerca iniziatica. Per lo storico e critico letterario Boniface Mongo-Mboussa, è questa scelta del protagonista europeo sotto la penna di un autore africano a porre un problema. “ Per la prima volta presentiamo una persona bianca in una posizione molto dispregiativaspiega lo specialista. Viene riabilitato, addomesticato dall’Africa e questo non sta accadendo. E posso capire gli africanisti europei perché io, come africano, so cosa significa essere sempre rappresentato in uno status, in una posizione molto dispregiativa. Ci conviviamo. Ma farlo ai bianchi era inaccettabile. Questo è uno dei motivi per cui questo libro è fastidioso. »

Resta il fatto che il libro continua a farsi strada nell’immaginario e ha lasciato il segno nella mente di generazioni di lettori. Tra questi ultimi ce n’era un certo Tony Morrison ed ecco cosa ha scritto per esprimere il suo “shock” nel leggere il Lo sguardo del re :

La seconda guerra mondiale era finita prima che leggessi la narrativa occidentale ambientata in Africa. Spesso brillanti, sempre irresistibili, queste storie erano basate sulla mitologia dell’Africa, un continente oscuro con un disperato bisogno di luce. Romanzo dopo romanzo, racconto dopo racconto, l’Africa era di volta in volta innocente e complice, selvaggia e pura, irrazionale e saggia. Ma non è mai stata un soggetto di se stessa (…) In questo contesto razzialmente molto pesante, la scoperta all’inizio degli anni ’60 dei romanzi di Chinua Achebe, opera di Wole Soyinka, Ama Ata Aidoo e Cyprian Ekwensi, per citarne solo alcuni, è stata più di una rivelazione. Ma scoprire ‘Le Regard du roi’ di Camara Laye è stato un vero shock. Questo straordinario romanzo ha realizzato qualcosa di completamente nuovo. Il banale viaggio nell’oscurità africana, per portarvi la luce o per scoprirla, è completamente reinventato. » (1)

“L’oscurità africana” in questione

In che modo Laye reimmagina il viaggio iniziatico attraverso l’oscurità africana? Lo fa invertendo i paradigmi della letteratura coloniale. Pertanto, se il ruolo del protagonista nella storia è interpretato da un bianco, quest’ultimo, di nome Clarence, è un bianco atipico, né eroe, né conquistatore, né colonizzatore. Crollato dai debiti, un po’ un outsider, Clarence lasciò la sua famiglia per unirsi al clan nero.

Del resto, Clarence sbarca in un’Africa immemorabile, che non è mai uscita dalla Storia, si potrebbe dire parodiando le parole di un certo Nicolas Sarkozy. L’Africa di Camara Laye non è priva di significato, né “metafisicamente vuota, matura per l’invenzione”, come scrive Toni Morrison nella sua critica alla letteratura coloniale occidentale. Al contrario, il mondo in cui Clarence mette piede è ricco di significati, che il protagonista deve decifrare per portare avanti la propria ricerca di sé.

Sulla strada verso il suo destino, Clarence viene posseduto, ridotto in schiavitù e si ritrova nel cuore dell’oscurità che rappresenta i suoi limiti e non quelli del mondo nero. Ne uscirà solo identificandosi con l’omonimo re dei neri, che lo circonda con le sue fragili braccia, aprendogli simbolicamente le porte del suo regno. Questo è senza dubbio il significato della potentissima scena di fusione quasi mistica con cui si conclude la storia.

Un romanzo kafkiano

Critica del discorso filosofico occidentale sull’Africa, Lo sguardo del re prende ispirazione da Kafka per trasportare i suoi lettori nell’era della sottigliezza, dell’ambiguità e della sovversione letteraria. Questo romanzo è kafkiano nel suo universo romantico, a metà strada tra realtà e fantasia.

Camara Laye rivendica l’eredità kafkiana evidenziando la citazione da cui è tratto Castello all’inizio del suo romanzo, che dà il titolo al libro: “ Il Signore passerà per il corridoio, guarderà il prigioniero e dirà: Questo non deve essere rinchiuso più: viene da me “. Laye era sensibile all’atmosfera di meraviglioso che regnava nei libri di Kafka, che lo riportavano alla propria infanzia a Kouroussa e che aveva raccontato in particolare nel suo racconto autobiografico: Il bambino nero.

Camara Laye lesse Kafka negli anni ’50 e ’60 in Francia, dove faceva il suo apprendistato, spiega Boniface Mongo-Mboussa. C’è stato un incontro di menti. Camara Laye era il figlio di un fabbro. I fabbri sono persone misteriose che hanno poteri, sono iniziati. Nel viaggio di Camara Laye ci sono elementi che si possono ritrovare in Kafka, ovvero il simbolismo, il fantastico, il meraviglioso. Quindi è normale che quando legge Kafka possa essere influenzato da Kafka. »

Ascolta ancheCamara Laye: figlia di Kouroussa

Il lettore troverà anche in Lo sguardo del re molti dei temi cari all’autore di Metamorfosi : labirinto, prova, ricerca…

Sarebbe però riduttivo limitare Lo sguardo del re alla sua dimensione kafkiana. Mentre Kafka racconta dell’impossibilità di raggiungere e conoscere la verità, il racconto di Laye si conclude con la possibilità di redenzione, perché secondo il guineano, ” la disperazione non è africana “.

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Lo sguardo del re, di Camara Laye. Edizione Plon, 1954, 252 pagine.

(1) “ A proposito di Le Regard du Roi di Camara Laye ”, di Toni Morrison. Tradotto dall’inglese da Jean Guiloineau. Secolo 21, Primavera 2003, pp. 6-12

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