È un tesoro dimenticato dell’Africa occidentale: l’album Galgidel gruppo gambiano Karantamba, vede finalmente la luce.
La bellezza della musica africana non ha prezzo per il Teranga beat. Dopo aver prodotto gruppi leggendari come la Star Band de Dakar o l’Orchestra Baobab, l’etichetta attivista della musica mondiale sta facendo uscire i Karantamba dall’oblio. Puliti e digitalizzati, i loro fragili vecchi nastri magnetici registrati a Dakar nel 1988, rivelano sette titoli splendenti, pieni di dettagli moderni, disegnati da musicisti in anticipo sui tempi. Il disco filtra i suoni tradizionali dell’Africa occidentale attraverso sintetizzatori, chitarre elettriche e un groove che quasi riecheggia la musica psichedelica degli anni ’70.
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Karantamba canta in wolof in questo secondo album che testimonia la drammatica storia del continente africano. Galgisi riferisce alle navi negriere. Si riferisce a questo tragico passato di barche piene di uomini, ridotti in schiavitù, destinati ad essere venduti nelle Americhe. L’intero album rende omaggio a queste anime sacrificate. In copertina c’è anche una foto del gruppo scattata sull’isola di Gorée in Senegal, epicentro di questo oscuro traffico di esseri umani. Nella canzone che dà il titolo al disco, il cantante Ndey Nyang apporta una leggerezza contrastata dalla serietà del tema affrontato.
La musica highlife e mandingo si trova qui mescolata con ritmi occidentali, funk, rock, disco e soul. Un perfetto connubio tra suoni africani, europei e americani, Karantamba è stato creato dal cantante e chitarrista Bai Janha all’inizio degli anni ’80 in Gambia, un paese senza sbocco sul mare nel Senegal. Il suo progetto potente, portato da un suono unico, crea soprattutto il collegamento tra il passato coloniale e il presente. Ma anche la violenza delle migrazioni di ieri e di oggi. L’ensemble scrive questa storia dolorosa in un album segnato dallo spirito musicale libertario dell’Africa.
Ci sono voluti quindi più di tre decenni perché questo gruppo, cancellato dalla memoria, ritrovasse il riconoscimento attraverso questo disco inedito che ha l’effetto di una rivelazione.