i segreti di Bruno Podalydès su La Petite Vadrouille

i segreti di Bruno Podalydès su La Petite Vadrouille
i segreti di Bruno Podalydès su La Petite Vadrouille
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Con incredibile libertà, il cineasta ha impresso per trentacinque anni il suo stile poetico e il suo umorismo insolito nelle commedie solari che incarna con la sua band.

Questo articolo proviene dalla rivista Figaro.

Da quando ha navigato nel cinema francese, portando volentieri a bordo suo fratello Denis Podalydès, i suoi inseparabili partner e il pubblico con la sua traboccante immaginazione, Bruno Podalydès ha meritato ampiamente il titolo di capitano. Quelli che lo hanno visto, fiero e integro, al timone della chiatta La piccola scopa non avrà nulla di cui lamentarsi visto che si impone sotto la calotta bianca e le strisce dorate di capitano.

Quando lo troviamo al Salon du Cinéma du Panthéon, con il suo fedele produttore Pascal Caucheteux, l’uomo, spogliato della sua uniforme, conclude con la massima discrezione un pranzo con la più giovane del gruppo, Sandrine Kiberlain. “Questo film segna la nostra terza collaborazione, specifica. Lavorare di nuovo con i complici mi dà una gioia profonda, perché non c’è niente come giocare con gli amici”. Dopo Come un aereo E I due Alfred, ha offerto all’attrice il ruolo di Justine, una donna a cui è affidata la pericolosa missione di organizzare il fine settimana più romantico per il suo ricco capo. Più avaro che sentimentale, il marito le suggerisce allora di illudersi a poco prezzo per conservare buona parte della busta e invita i suoi amici a formare il colorato equipaggio di una dolce crociera sull’acqua. “Questo film è nato dal desiderio di girare sui nostri canali perché al di là dell’ambientazione, la chiatta impone un ritmo lento e un quadro di vita unico”.

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Mentre Daniel Auteuil interpreta i protagonisti con piacere infantile, il regista e la sua banda (Denis Podalydès, Jean-Noël Brouté, Isabelle Candelier, Florence Muller) servono con contagiosa felicità i dialoghi e le situazioni di un universo fantastico di cui Bruno Podalydès è uno dei protagonisti ultimi portieri. Gli autori che amo rimangono una fonte inesauribile di ispirazione e mi mettono le ali. Mentre scrivevo questa storia, ho pensato a Sacha Guitry. I dialoghi, come spesso, mi sono venuti naturali. Quando ho capito che non si trattava di scrivere ma di vivere, mi è sembrata la parte più semplice del lavoro. Ho la capacità di far parlare i personaggi per ore, ma la mia difficoltà è ottenere il formato più breve. Del resto, appena posso sottrarre una risposta con uno sguardo, un gesto o un’inquadratura, non me ne privo.

Appassionato di backgammon

Dal 1992, ha distillato il suo umorismo, la sua fantasia e la sua poesia in storie uniche di familiari o amici interpretate, spesso con grande talento, da attori del suo calibro. Lascia che siano piantati nell’ambiente della sua città natale – Riva sinistra di Versailles, Solo Dio mi vede (Versailles-Chantiers), Panchine pubbliche (riva destra di Versailles) – o quello del suo cuore (Liberté-Oléron), che adottino questo umorismo insolito di cui lui possiede il segreto (Addio Berthe o al funerale della nonna, Wow!) o che diano vita agli eroi immaginari che lui adora (Rouletabille con Il mistero della stanza gialla E Il Profumo della Dama in Nero Poi Beccaccino!), i 12 lungometraggi che scandiscono la sua trentacinquennale carriera sono “firmati” con uno stile riconoscibile tra mille.

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Risultato: occupa un posto speciale nella settima arte. Estraneo al problema della pagina bianca, Bruno Podalydès tiene sempre chiuse nei suoi cassetti quattro o cinque bozze di sceneggiatura. Impossibile dire quale sarà il suo prossimo progetto, ma non importa. Il narratore continua a scrivere senza contare, tra due partite online di Backgammon, un’altra grande passione quella un misto di caso, riflessione, incidenti e miracoli avvicina molto la vita . E anche il cinema?

La piccola scopadi Bruno Podalydès (già nelle sale).

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