Nuovo album dell’Anakronic Electro Orkestra: “Liviyatan”, un’opera fusion sulla fine del mondo

Nuovo album dell’Anakronic Electro Orkestra: “Liviyatan”, un’opera fusion sulla fine del mondo
Nuovo album dell’Anakronic Electro Orkestra: “Liviyatan”, un’opera fusion sulla fine del mondo
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l’essenziale
Il duo di Tolosa, noto per la sua mescolanza di stili, ha pubblicato il 1° ottobre un nuovo album, “Livayatan”, in cui si aggiungono le voci di numerosi artisti, sul tema della fine del mondo.

L’Anakronic Electro Orkestra non è mai dove ti aspetti che sia. È anche uno dei suoi marchi di fabbrica. Il proteiforme combo di Tolosa ha pubblicato il 1° ottobre un nuovo album, “Liviyatan”, che ha richiesto anni per essere realizzato. “Abbiamo iniziato a lavorarci nel 2017”, confida Mikaël Charry, una delle due teste pensanti di questo gruppo nato nel 2005, insieme a Ludovic Kierasinski. Il primo si trasferì a Parigi, il secondo rimase a Tolosa. “È stato complicato. All’inizio pensavamo di rifare un album con il rapper americano Taron Benson, con cui avevamo già collaborato. Ma poi c’è stato il Covid. E finalmente ci siamo ritrovati con altri artisti e abbiamo deciso di comporre pezzi con ogni volta un artista diverso”, aggiunge.

“Liviyatan” è il nome di un mostro a più teste e si adatta bene a loro. Anakronic Electro Orkestra è infatti alimentata da diversi cervelli, quelli di Mika e Ludo, ma anche quelli degli artisti con cui collaborano. Le loro opere attingono a numerose influenze. Li abbiamo conosciuti intrisi di klezmer ai tempi di “Spear with ghosts”, con il clarinettista americano David Krakauer, pubblicato nel 2010. Li abbiamo visti rappare con Taron Benson, o riversarsi nell’hip-hop in “Spoken Machine (2015), che ha accolto anche il chitarrista di Tom Waits, Marc Ribot Al crocevia tra rock, elettronica e jazz, i due di Anakronic amano fare “grandi partenze stilistiche”.

Collaborazioni di ogni tipo

Anche questa volta propongono collaborazioni iper eclettiche, per andare sempre oltre nel loro approccio “fusion” alla musica. Troviamo così la voce sublime dell’egiziano Hend Elrawy di Orange Blossom, quelle di Fanel, Julien Cassarino di Psykup o, ancora, Taron Benson. In un pezzo l’orchestra dell’Iniziativa H ha addirittura suonato i suoi ottoni. Tutti loro sono riuniti in un album che vuole essere “distopico e onirico”. “Avevano carta bianca”, continua Mika, “Ma abbiamo chiesto loro di scrivere sulla fine del mondo, una visione un po’ oscura della società”. Con Ludovic si sono occupati degli arrangiamenti e della strumentazione.

Mika compone brani synth modulari (sotto il nome Modgeist), provenienti dall’elettro e dal rock sperimentale. Ludo è un bassista e manager, di origini metal. “Amiamo mescolare elementi diversi: un’orchestra d’archi con arrangiamenti elettronici per esempio”, continua Mikaël “Abbiamo una curiosità che ci spinge a cercare costantemente nuovi suoni, a sperimentare, a pensare fuori dagli schemi, creiamo senza con vincoli importanti, senza essere contrassegnati o formattati.” È un successo, “Liviyatan” è un bel viaggio, crepuscolare, certo, ma ricco di sorprese, di incontri e molto colorato.

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