Esplosione del debito pubblico dal 2017: possiamo dare la colpa alla crisi Covid?

Esplosione del debito pubblico dal 2017: possiamo dare la colpa alla crisi Covid?
Esplosione del debito pubblico dal 2017: possiamo dare la colpa alla crisi Covid?
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Durante la campagna legislativa, la maggioranza è stata attaccata per la gestione delle finanze pubbliche.

Nelle file del governo ci difendiamo spiegando che il Paese ha dovuto affrontare crisi importanti come quella del Covid, spiegando il forte aumento del debito.

Se la situazione sanitaria (così come le misure adottate dallo Stato per affrontarla) ha giocato un ruolo importante, essa non spiega da sola l’aumento del deficit pubblico.

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Come altri esponenti del Rassemblement National, dall’inizio della campagna legislativa, Marine Le Pen ha regolarmente incaricato il governo di gestire le finanze pubbliche. Il deputato uscente questa settimana ha insistito sulla questione “1000 miliardi di debito aggiuntivo in sette anni”illustrando ai suoi occhi la cattiva gestione del bilancio di Emmanuel Macron e dei suoi alleati.

Un argomento al quale i rappresentanti della maggioranza rispondono con fattori situazionali. Su LCI del 19 giugno Bruno Le Maire ha spiegato che lo Stato ha “spesi per proteggersi dal Covid e dall’inflazione”assicurando di poter ora affrontare il risanamento dei conti pubblici.

Il “debito Covid” stimato invece in 325 miliardi di euro

Innanzitutto va notato che il debito pubblico francese non è aumentato di 1.000 miliardi di euro in sette anni, come riferisce Marine Le Pen. Passando da 2.190 miliardi alla fine del 2016 a 3.101 miliardi alla fine del 2023, il suo aumento ammonta in realtà a 910 miliardi di euro nel periodo, tenendo conto anche dei quattro mesi precedenti l’ascesa al potere di Emmanuel Macron, il 14 maggio 2017.

Allo stesso tempo, è necessario notare che l’evoluzione del debito deve essere osservata sistematicamente in parallelo con la progressione del PIL. Gli economisti dell’OFCE avvertono: “Analizzare il debito in euro correnti non ha senso economico se, allo stesso tempo, non si guarda all’evoluzione del valore creato misurato dal Pil”.

Sul blog dell’organizzazione, i tre specialisti lo sottolineano “il debito pubblico è aumentato di 12,6 punti di Pil tra il 2016 e il 2023, con un calo molto netto nel 2020”. Tuttavia, aggiungono, “sebbene questo aumento sia significativo, rispetto al valore del Pil nel 2023, 12,6 punti di Pil rappresentano 353 miliardi di euro, ben lontani dai 1000 miliardi in discussione”.

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Fatte queste precisazioni, possiamo misurare l’impatto del Covid sull’evoluzione del debito? Nell’autunno del 2021, Olivier Dussopt ha spiegato che la crisi sanitaria era costata allo Stato tra i 170 e i 200 miliardi di euro. Il Ministro dei Conti Pubblici a suo tempo anticipò a “marcia verso la normalizzazione” delle finanze francesi, dopo due anni segnati da molteplici (e costose) misure di aiuto.

Secondo l’ex magistrato della Corte dei conti François Ecalle, presidente anche del blog Fipeco dedicato alle finanze pubbliche, il Covid “ha causato anche un calo del Pil, e quindi un calo delle entrate” fiscale e sociale. Chiesto da Pubblicazionel’interessato stima quindi l’impatto di questa crisi in aumento: nell’ordine di 325 miliardi di euro.

La crisi del Covid è inseparabile da quella energetica

Gli economisti dell’Ofce, attraverso la pubblicazione sopra citata, hanno proposto anche una valutazione dell’impatto del Covid sulle finanze pubbliche. Sono così giunti alla seguente constatazione: la crisi sanitaria ha provocato un aumento del debito di 458 miliardi di euro. Una cifra considerevole, che si spiega in parte con il fatto che gli specialisti hanno incluso nei loro calcoli la spesa pubblica legata alla crisi energetica che ne è seguita.

Perché scegliere di raggruppare in questo modo questi due eventi successivi? Poiché l’impennata dei prezzi dell’energia ha avuto un “impatto molto significativo sulla velocità di cancellazione dei sistemi di aiuti per gli agenti privati”avviato per rispondere al Covid, riferiscono gli autori.

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Thomas DESZPOT

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