perché la Francia è condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

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Nel 2019, la Corte d’appello di Versailles ha dichiarato il divorzio di una coppia, ritenendo che la moglie avesse torto perché aveva rifiutato rapporti sessuali con il marito. Una decisione per la quale la CEDU ha condannato la Francia il 23 gennaio. Specialista in divorzi, l’avvocato Yves Tolédano è tornato sulla nozione di “dovere coniugale” in “Pascal Praud e voi”.

La Corte europea dei diritti dell’uomo si è appena pronunciata a favore di una donna francese di 69 anni, il cui marito ha ottenuto il divorzio perché lei aveva smesso di avere rapporti sessuali con lui da diversi anni. Una donna che rifiuta i rapporti sessuali con il marito non dovrebbe essere considerata “colpevole” dai tribunali in caso di divorzio, ha stabilito la corte, citando l’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. .

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Finora la giurisprudenza francese considerava il “dovere coniugale” – cioè l’esigenza di rapporti sessuali regolari all’interno del matrimonio – come parte degli obblighi matrimoniali, anche se con sfumature nei fatti. “In ogni coppia c’è una storia particolare e il giudice che esamina ciascuna storia”, spiega l’avvocato Yves Tolédado.

Cosa cambia dopo la decisione della CEDU?

Il rifiuto di avere rapporti intimi doveva essere “giustificato”, riferisce il maître Yves Tolédano, avvocato del foro di Parigi e specialista in divorzi. Ad esempio, nel caso in cui il coniuge “soffra di una malattia sessualmente trasmissibile” o se la persona non desidera più il coniuge, perché si è comportato male o è stato violento. Inoltre, la giustizia si basava anche sulla nozione di durata. “Se per 48 ore ti diciamo di no, non faremo un divorzio per colpa.” Se invece il rifiuto sarà accertato in maniera duratura «i giudici hanno detto sì».

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“Il fatto di rifiutare ogni dovere coniugale ovviamente non autorizzava l’altro coniuge a costringere il marito o la moglie”, sottolinea Yves Tolédano, che ricorda che lo stupro tra coniugi è punibile con 20 anni di carcere. Ma se il marito o la moglie hanno il diritto di non desiderare più il proprio compagno, il coniuge non voluto potrebbe finora far valere il dovere coniugale in caso di divorzio.

Mentre la CEDU ha ritenuto che il dovere coniugale fosse contrario alla libertà sessuale e al diritto di disporre del proprio corpo, il consenso al matrimonio richiede quindi “nessun consenso a futuri rapporti sessuali”. “Tale giustificazione potrebbe eliminare la natura riprovevole dello stupro coniugale”, ha comunicato l’organismo. Ciò significa che sposandosi, una persona può ora “dire al proprio coniuge che non vuole rapporti coniugali”, spiega Yves Tolédano. Con questa decisione la CEDU vuole porre fine ad una “visione arcaica e canonica della famiglia”.

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