Al Petit Palais, la street art fa un ingresso sensazionale

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Questa è la bomba! Firmato D*Facciastella inglese dell’arte urbana, una gigantesca bomboletta spray affiancata da un paio di orecchie (marchio di fabbrica dell’artista) campeggia all’ingresso delle collezioni permanenti: “Siamo qui” lo leggiamo integralmente. Tradurre (questo il titolo della mostra): “Noi ci siamo! » Situato proprio di fronte al Grand Palais, dove si svolgono gli eventi di scherma e judo Giochi Olimpici di Parigi 2024ma anche molto vicino al Parco Urbano installato per l’occasione anche in Place de la Concorde, il Petit Palais si preannuncia come un macchiare un must da vedere nella capitale quest’estate.

Immediatamente affascinato, il visitatore convalida: Banksy, Obey (Shepard Fairey), Seth, Cleon Peterson, Vhils, Invader… Questi invasori dell’arte hanno fatto bene ad autoinvitarsi. Sono una sessantina, provenienti da paesi diversi e con estetica variaad investire per la prima volta il Petit Palais con la complicità del Galleria errante : “La storia è scritta qui e ora”, si entusiasma Mehdi Ben Cheikh, direttore di questa galleria il 13e quartiere di Parigi, dove anno dopo anno sono emerse numerose opere di street art sulle facciate dei palazzi. All’interno delle collezioni Petit Palais, più di 200 pezzi si mescolano con dipinti e sculture classiche.

Un’esplorazione dell’arte urbana nelle collezioni

Nella gallery dei grandi formati passiamo abbagliati La divinità femminile in oro (2024) di Hush, con i suoi dettagli in oro 24 carati che ricordano il tocco di Gustav Klimt. L’artista cileno Inti ci stupisce con il suo ritratto di donna ispirato al muralismo latinoamericano.

D*Face si è diffuso praticamente ovunque, con le sue farfalle impagliate collocate in teche vittoriane decorate a mano, o quando colloca le sue discrete sculture alate tra le altre. Mentre “Alias” dell’invasore, una replica dei suoi “invasori spaziali”, hanno lasciato il mondo delle gallerie per viaggiare sopra un sole al tramonto di Claude Monet. Quanto a Seth, presenta un’installazione di libri con bambini che sognano – strabiliante.

Marianne d’Obey, un vero simbolo

Da sinistra, “Bliss at the Cliff’s Edge” e “Peace and Justice Lotus Woman” di Obey (Shepard Fairey), 2024

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Tecnica mista (stencil, serigrafia e collage) su tela • Coll. particolare • © Musée du Petit Palais – Dist. Musei di Parigi / Foto Gautier Deblonde

Tra i romantici (sala 7), è giunto il momento delle rivoluzioni e del trionfo della Repubblica, con l’eroina Marianne in lacrime dall’americano Obey (Libertà, Uguaglianza, Fraternità) immaginato dopo gli attentati del Bataclan – un vero simbolo in questi tempi difficili… Subito dietro, eL Seed risponde scrivendo “Alle armi eccetera » con il lettering calligrafico di cui è maestro.

Un salone mozzafiato dei rifiutati oggi

Il clou di questa passeggiata artistica gratuita si trova nella straordinaria sala del Concorde che conclude questa passeggiata. Le vecchie tele furono rimosse per far posto 161 opere di 60 artisti appese al tête-touche come abbiamo fatto nel 19° secoloe secolo.

Veduta della mostra “We Are Here” al Petit Palais di Parigi

Veduta della mostra “We Are Here” al Petit Palais di Parigi

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© Museo Petit Palais – Dist. Musei di Parigi / Foto Gautier Deblonde

È un remakestile XXIe secolo, dal Salon des Refusés del 1863, dove pittori come Édouard Manet sfidarono le convenzioni ufficiali del Palais de l’Industrie, installato al posto del Grand e del Petit Palais. Oggi l’avanguardia ha la sua vendetta!

Freccia

Siamo qui. Una mostra d’arte urbana al Petit Palais

Dal 12 giugno 2024 al 17 novembre 2024

www.petitpalais.paris.fr

Petit Palais • Avenue Winston Churchill • 75008 Parigi
www.petitpalais.paris.fr

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