un’indagine giudiziaria contro Nestlé

un’indagine giudiziaria contro Nestlé
un’indagine giudiziaria contro Nestlé
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Continua a riemergere il caso dell’acqua trattata illegalmente dal gruppo Nestlé. Secondo le nostre informazioni, il preside dei giudici istruttori del tribunale giudiziario di Parigi ha aperto un’indagine giudiziaria alla fine di dicembre, dopo la presentazione di una denuncia per frode da parte della ONG Foodwatch con costituzione di parte civile lo scorso settembre.

Questi nuovi procedimenti giudiziari potrebbero paradossalmente costituire una manna per la multinazionale, che lo scorso settembre ha posto fine alle indagini preliminari nei suoi confronti accettando il pagamento di una multa di due milioni di euro. Da metà dicembre, infatti, i senatori hanno avviato una commissione d’inchiesta sulle “pratiche dei produttori di acqua”. Le udienze, entrate nel vivo questa settimana, riguardano soprattutto la frode messa in atto dal gruppo svizzero, accusato di aver installato nei suoi stabilimenti dei Vosgi e del Gard (Vittel, Perrier, Hépar, Contrex) filtri vietati dalla regolamentazione per purificare acqua contaminata per continuare a venderla sotto il nome di “acqua minerale naturale”.

Tuttavia, secondo le nostre informazioni, il gruppo Nestlé ha espresso, in diverse lettere inviate ai senatori, la sua riluttanza a collaborare alle indagini, a trasmettere documenti e persino a presenziare alla convocazione del Senato. Perché secondo la multinazionale il lavoro della commissione senatoriale non sarebbe compatibile con l’articolo 6 dell’ordinanza del 17 novembre 58, che prevede che“Non può essere istituita una commissione d’inchiesta su fatti che hanno dato luogo a procedimenti giudiziari e finché tali procedimenti sono in corso”.

Contattato da Il mondo e franceinfo, Nestlé Waters si difende, sostenendo di averlo fatto si è limitato a “sollevare una questione di diritto”, e assicurandolo“Non si tratta in alcun modo di rifiutarsi di ottemperare a citazioni o richieste di trasmissione di documenti”. Riguardo l’apertura di un’indagine giudiziaria, la società spiega”non commentare i procedimenti legali in corso”. Il rifiuto di comparire davanti a una commissione parlamentare d’inchiesta o di comunicare documenti è punito con due anni di reclusione e una multa di 7.500 euro.

I senatori, dal canto loro, si dicono determinati a portare a termine il loro lavoro. In una lettera di risposta a Nestlé Waters, lo sottolineano “Molte commissioni sono state, in passato, aperte contemporaneamente alle istruzioni giudiziarie, come durante il caso Cahuzac nel 2013 o, nel 2018 e 2019, nel caso Benalla”. Essi sostengono inoltre che la Commissione “non mira a stabilire reati penali”, Di più “le ragioni, le circostanze, la portata e i rischi, in particolare i rischi per la salute, delle pratiche industriali nel settore dell’acqua in bottiglia”. E per concludere “La commissione d’inchiesta continuerà il suo lavoro avvalendosi di tutte le vie legali previste per garantire che le siano comunicate le informazioni necessarie per la sua missione.”

Contattato da Il mondo e franceinfo, il relatore socialista della Commissione, Alexandre Ouizille, assicura che l’apertura di un’indagine giudiziaria non pregiudica “Non cambierà nulla.”

“La nostra Commissione non può lasciarsi intimidire da nessuno. Un industriale come Nestlé, che ha defraudato i consumatori per molti anni, non può sfuggirgli”.

Alexandre Ouizille

su franceinfo

Da parte sua, Karine Jacquemart, direttrice generale di Foodwatch, giudica “Inaccettabile che ancora una volta Nestlé si nasconda dietro il suo mignolo. Sono mesi che chiediamo loro di dare spiegazioni pubbliche su cosa è successo con queste acque, e su cosa significano oggi. Se abbiamo presentato una denuncia è proprio per rompere il silenzio. Nestlé non può sfruttare queste denunce per continuare a rimanere in silenzio. È irrispettoso nei confronti dei parlamentari, dei consumatori e del pubblico. giustizia”.

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