la fine del tabù dell’aumento del debito pubblico

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Friedrich Merz (al centro), leader della CDU, al Palazzo Bellevue, sede della presidenza federale, a Berlino, 12 novembre 2024. JOHN MACDOUGALL / VIA REUTERS

Potrebbe il prossimo governo tedesco venire a patti con il debito, una parola così carica di significato in tedesco da significare sia indebitamento che colpa? Friedrich Merz, il candidato conservatore della CDU-CSU alle elezioni legislative del 23 febbraio 2025 e probabile prossimo cancelliere, si è mostrato nei giorni scorsi aperto all'idea di una riforma del sistema “freno al debito”questa disposizione costituzionale alla quale i conservatori tedeschi sono tradizionalmente legati e che limita il deficit di bilancio allo 0,35% del prodotto interno lordo (PIL) escludendo gli effetti della situazione economica.

Questo meccanismo, che da solo simboleggia tutto il rigore tedesco in materia di finanza pubblica, è oggetto di critiche ricorrenti, che si sono accentuate negli ultimi anni. Ritenuto responsabile della cronica mancanza di investimenti nelle infrastrutture fatiscenti del paese, ora viene anche deriso per i suoi effetti sulla lentezza del riarmo tedesco, mentre la guerra è alle porte dell’Europa. Anche i Paesi europei lo vedono come uno degli ostacoli alla ripartenza del Vecchio Continente, di cui l’economia tedesca è storicamente il motore trainante, e minacciato dalla prossima presidenza di Donald Trump oltre Atlantico. Con il 60% del PIL, il debito tedesco è, infatti, uno dei più bassi tra i paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Merz non chiude più la porta all’idea di riformare questo strumento introdotto nel 2009 in seguito alla crisi dei mutui subprime. “Il freno all’indebitamento è un argomento tecnico, possiamo rispondere in un modo o nell’altro”ha dichiarato mercoledì 13 novembre nel corso di una conferenza organizzata dal quotidiano Giornale della Germania meridionale. Sebbene questo meccanismo sia disciplinato dall’articolo 115 della Costituzione, « SSolo i primi diciannove articoli della nostra Legge fondamentale sono immutabili, ovviamente possiamo discutere di tutto il resto”.

Prima di spiegare: “Se il risultato ci porta a spendere ancora più soldi per i consumi e la politica sociale, allora la risposta è no. » D'altra parte, “se è importante per gli investimenti, se è importante per il progresso, se è importante per le generazioni future, allora la risposta potrebbe essere diversa”. Altre dichiarazioni in questo senso sono state fatte su vari media.

Una riforma “inevitabile”.

Questa spettacolare svolta da parte di un leader che ancora a luglio difendeva con le unghie e con i denti questa regola d’oro può essere spiegata sia con ragioni politiche che economiche. Se Merz, a 69 anni, secondo i sondaggi ha tutte le possibilità di diventare il prossimo cancelliere, probabilmente dovrà fare i conti con un alleato, sapendo che una maggioranza di due terzi nel Bundestag e nel Bundesrat condiziona qualsiasi riforma. “Anche la CDU avrà bisogno di soldi se entrerà nel governoanalizza Thomas Biebricher, professore di scienze politiche all'Università Goethe di Francoforte. E se vuole formare una coalizione con i socialdemocratici e/o i verdi, la riforma del freno all’indebitamento sarà inevitabile. »

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