Il ritmo di espansione degli impianti solari è attualmente mozzafiato. In tutto il mondo la resa elettrica aumenta di circa il 20% all’anno, il che significa che presto entreranno in funzione moltissimi impianti fotovoltaici.
Invece di aspettare ancora qualche anno finché le montagne di celle solari obsolete inizieranno a crescere minacciosamente, sarebbe saggio iniziare a cercare soluzioni a un problema che si profila all’orizzonte. Basti pensare alle pale eoliche, il cui successivo riciclo non è stato considerato per molto tempo.
Ecco perché due università cinesi hanno pubblicato un recente studio presentando un metodo straordinariamente semplice, veloce ed ecologico. In particolare, la stessa cella solare cristallina può essere scomposta nei suoi elementi originali.
Innanzitutto è possibile rimuovere componenti come il telaio in alluminio e la copertura protettiva in vetro. Entrambi possono essere facilmente fusi e riutilizzati.
La cella viene poi separata dal silicio, dall’argento e dall’alluminio attraverso un processo di attacco. Fondamentalmente qui viene utilizzata acqua salata, ma con un contenuto di sodio e potassio molto elevato. Questi due elementi sono presenti anche in qualsiasi acqua minerale.
Questo materiale fuso viene riscaldato a circa 200°C. Il processo richiede solo 180 secondi. Successivamente, dal wafer semiconduttore sono stati rimossi il 98% del silicio e il 99% dell’argento. Il rame, il piombo e lo stagno possono poi essere separati attraverso un processo di elettrolisi finale. Alla fine, tutto ciò che rimane è un wafer di silicio puro.
Rispetto ai metodi precedenti, il consumo di energia verrebbe ridotto di un fattore 200. Non vengono prodotti prodotti finali tossici e tutti gli elementi estratti e i composti chimici possono essere successivamente riutilizzati.
Si tratta di un progresso significativo che potrebbe rendere i sistemi solari ancora più sostenibili. Molti vasetti di yogurt potrebbero trarne ispirazione.
