Charles Biétry, ospite di Audrey Crespo-Mara in “Sept à Eight”, parlerà con l’aiuto dell’intelligenza artificiale

Charles Biétry, ospite di Audrey Crespo-Mara in “Sept à Eight”, parlerà con l’aiuto dell’intelligenza artificiale
Charles Biétry, ospite di Audrey Crespo-Mara in “Sept à Eight”, parlerà con l’aiuto dell’intelligenza artificiale
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Charles Biétry nel 2018.
JACQUES DEMARTHON/AFP

L’uomo della televisione, affetto dal morbo di Charcot, ha perso l’uso della voce. È la tecnologia che gli permetterà di esprimersi nello show del TF1 domenica. Un primo.

Charles Biétry torna in televisione per un’intervista. L’uomo che ha trascorso gran parte della sua carriera sul piccolo schermo è stato prima reporter dell’Agence Presse, poi direttore sportivo di Canal+ dal 1984 al 1998. Ha poi lavorato a TF1, France Télévisions, L’ Team TV ed è diventato direttore generale della beIN Canale sportivo. Nel 2023, all’età di 79 anni, annunciò sulle colonne di La squadra .

Oggi, all’età di 81 anni, ha rilasciato un’intervista ad Audrey Crespo-Mara nell’ambito dello spettacolo “Sept à quatre” che andrà in onda questa domenica 26 gennaio alle 19:30 su TF1. Charles Biétry, accompagnato dalla moglie, ha accolto la giornalista e il suo team nella sua casa a Carnac, in Bretagna. Come indicato nel comunicato inviato da TF1, confida nella sua lotta contro il morbo di Charcot, una malattia incurabile che lo lascia “qualche settimana o mese di vita”ha dichiarato durante l’intervista.

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A causa di una malattia, Charles Biétry perse l’uso della voce. Quest’ultimo è stato quindi ricostituito, con il suo consenso, utilizzando l’intelligenza artificiale. Una novità di “Sept à quatre” e l’opportunità di scoprire “una testimonianza coraggiosa e luminosa, un inno alla vita”specifica il testo.
In questa intervista il giornalista ripercorre la sua carriera e spiega la sua lotta quotidiana “continua a ridere con i tuoi cari” e ritorna al suo disappunto per la legge di fine vita.

Nell’intervista rilasciata a la squadra nell’aprile 2023 ha dichiarato di aver già preso accordi programmando il suo suicidio assistito in Svizzera. “ Abbiamo organizzato tutto con mia moglie e i miei figli. Non voglio essere collegato a una macchina per respirare quando non c’è più niente, nessun futuro. Non voglio soffrire e soprattutto far soffrire la mia famiglia”ha dichiarato. “Abbiamo preso accordi per fermarci prima di arrivare a quel punto. Mi sono registrato in Svizzera per il suicidio assistito, tutti i documenti sono firmati. Posso scegliere e mia moglie può farlo per me se non ne sono capace. Detto questo, sei obbligato a recarti in Svizzera con due membri della tua famiglia. Ho difficoltà ad affrontare questo viaggio…»


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