Perché la serie evita di parlare di grassofobia?

Perché la serie evita di parlare di grassofobia?
Perché la serie evita di parlare di grassofobia?
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Una donna guidata dal suo intelletto, corteggiata nell’alta società della Reggenza inglese. Questo è il cuore della nuova stagione della serie romantica di Shonda Rhimes, The Bridgerton Chronicles.

“Penelope Featherington è una donna bianca meno magra di quella che siamo abituati a vedere sullo schermo (interpretata da Nicola Coughlan) che è al centro della trama”, spiega Carine Farias, professoressa di imprenditoria ed etica. Con il suo 1,55 e la sua figura generosa, si distingue dai soliti standard di magrezza. Criticati o applauditi per questa rara iniziativa sullo schermo, gli spettatori si interrogano sull’assenza di grassofobia nella serie.

“La stagione di Bridgerton di Penelope è un po’ strana perché, sebbene abbiano migliorato la storia nell’adattamento, rimuovendo la problematica cornice del libro “considera la ragazza grassa” senza mai menzionare l’altezza. Questo lascia uno strano buco nella storia che lo spettatore deve colmare”, si legge su Twitter.

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“Sembra che una parte del pubblico non sia pronta o abituata a vedere sugli schermi persone con cifre generose”, aggiunge Farias. Una rappresentazione puramente positiva è un vero plus o rende invisibile l’esperienza realistica di una persona che assomiglia a Penelope?

Per esplorare questa domanda, abbiamo intervistato Carine Farias, professoressa specializzata nella costruzione e rappresentazione di norme e pratiche etiche, morali e culturali all’interno di gruppi e organizzazioni. Gli abbiamo chiesto se la mancanza di grassofobia a Bridgerton sia un vantaggio o uno svantaggio.

Un regista che vuole scuotere le idee preconcette

Shonda Rhimes è famosa per aver rivoluzionato la rappresentazione delle donne in televisione. “Ha rispolverato il modo in cui venivano rappresentate le donne”, attesta l’esperta Carine Farias. In serie come Grey’s Anatomy, Scandalo et Come farla franca con un omicidioha saputo scuotere i codici dei personaggi femminili razzializzati riconoscendo in loro personalità ed esperienze di vita complesse e profonde, allontanandosi dagli stereotipi.

Il regista ha continuato questo approccio rivolgendosi ad altre minoranze, in particolare alle persone non magre, in questa stagione di The Bridgerton Chronicle. Secondo Carine Farias, “si allontana dagli stereotipi che screditano la sensualità delle persone in sovrappeso o le rappresentano come persone che conducono uno stile di vita poco sano”. Nella sua serie, la dimensione corporea non è la questione centrale e i personaggi non magri non sono relegati in secondo piano o privi di profondità e sfumature.

Shonda Rhimes pone particolare enfasi sulla decostruzione di modelli stereotipati comuni. “L’approccio della ‘decostruzione’, derivante dal lavoro di Jacques Derrida e Michel Foucault, mira a rendere evidenti costruzioni strutturali e schemi mentali standardizzati, spiega l’esperto. Nella decostruzione, manteniamo una struttura narrativa classica, ma cambiamo una qualità che mette in discussione le basi dei nostri stereotipi”.

Così, nel romanzo del XIX secolo, Penelope, una donna formosa al centro della trama, ci permette di mettere in discussione le nostre idee stereotipate su questo tipo di fisico. “È un modo di mettere in discussione le nostre idee preconcette e di offrirne una rappresentazione più sfumata e autentica”, conclude Carine Farias, che sottolinea i vantaggi di promuovere diverse forme di bellezza. Ciò apre uno spazio politico importante in cui diventa possibile ricostruire standard plurali di bellezza”.

La coppia composta da Colin Bridgerton interpretato da Luke Newton e Penelope Featherington interpretata da Nicola Coughla– Diritto d’autore Netflix

Attenzione a non rendere invisibile l’esperienza delle donne curvy

“La tecnica della decostruzione, pur avendo il merito di mettere in discussione gli stereotipi, tende a rivolgersi allo spettatore ‘maggioranza’ piuttosto che alle minoranze rappresentate. Per andare oltre, dobbiamo anche cambiare la nostra prospettiva nella rappresentazione di persone con forme corporee diverse”, aggiunge.

È fondamentale riconoscere gli stereotipi del corpo e la grassofobia. La serie incorporava nella sceneggiatura originale il punto di vista dell’attrice, che richiedeva scene di nudo. Questa scrittura partecipativa riflette esperienze vissute e racconta storie inclusive, che rappresentano i desideri delle persone minorizzate, come questa attrice non magra.

“Non è solo un corpo, anche se il suo corpo ha un impatto nei diversi incontri che fa”, conclude Carine Farias. In conclusione, l’approccio di Shonda Rhimes è positivo, perché mira a decostruire gli stereotipi sulle minoranze e sulle donne curvy. Tuttavia, questa rappresentazione ideale deve trovare un equilibrio per non mascherare la realtà della discriminazione sociale.

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