Thierry Fornasari ha iniziato la sua carriera di rapinatore da adolescente, seguendo le orme del padre e degli zii, con i quali si era fatto le ossa. Aveva solo 17 anni, all’inizio degli anni ’90, quando fu processato davanti al tribunale penale delle Alpi Marittime per rapina a mano armata. “La Saucisse” o “Saucisson”, i suoi soprannomi nella comunità, scalerà le classifiche per acquisire il titolo di figura del banditismo della Costa Azzurra. Quando, nel 2014, la Spagna lo consegnò alla Francia, si legge in un documento dell’amministrazione penitenziaria: “Fu un nome molto importante del banditismo della Riviera a essere estradato, addirittura una leggenda, che la Francia disperava di poter un giorno riprendersi. » La sua carriera si è conclusa bruscamente. Il 25 febbraio 2019, il corpo di Thierry Fornasari, 45 anni, è stato ritrovato carbonizzato sul sedile posteriore di un veicolo parcheggiato su una strada forestale a Tanneron (Var).
Davanti alla corte d’assise delle Bocche del Rodano, ad Aix-en-Provence, che processa da lunedì 27 gennaio quattro uomini sui trent’anni, accusati di omicidio e complicità, si confrontano diverse versioni. La più sorprendente dovrebbe essere quella di a “eliminazione preventiva” di un capobanda da parte dei suoi giovani complici reclutati per commettere le rapine alle gioiellerie Cartier o Van Cleef & Arpels, sulla Croisette di Cannes. Questi “valoroso”come lui stesso li ha definiti, sarebbero passati in vantaggio, temendo di essere eliminati da Thierry Fornasari. Alcuni infatti avanzano una voce, una fama, secondo la quale il delinquente era una testa calda che non esitava a uccidere durante le rapine, e a far sparire i suoi complici per non dover spartirsi il bottino.
Un giovane, presso il quale la polizia ritiene che gli autori dell’assassinio si sarebbero rifugiati subito dopo i fatti, portando con sé gli effetti personali di Fornasari, le sue armi e il suo bottino, lo dice a modo suo: “All’inizio dovevano organizzare una rapina. Non appena hanno capito che era impossibile andarsene ciascuno con una parte del bottino della rapina, con questo ragazzo, sono stati presi dal panico e hanno deciso, come dire, di ucciderlo. » Altri sosterranno che è stato ucciso per il suo fondo di guerra – 300.000 o 500.000 euro – con cui intendeva stabilirsi in Portogallo con la moglie, un’avvocato del foro di Malaga che lo aveva difeso nel suo traffico di droga in Spagna.
Ti resta il 53,07% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.