perché la questione del luogo di nascita dei genitori è controversa?

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Giovedì è iniziata la nuova campagna di censimento della popolazione ma diverse associazioni sottolineano una questione, ovvero quella sul luogo di nascita dei genitori. Se l’INSEE garantisce che le risposte rimangono “confidenziali”, alcuni lo vedono come un database etnico e pericoloso, a seconda che un governo voglia utilizzarlo.

Giovedì è iniziata la nuova campagna di censimento della popolazione che chiede il luogo di nascita dei genitori. Perché si discute di questa questione? In una petizione, cinque sindacati e associazioni invitano gli iscritti a non rispondere a questa nuova domanda, tra cui la Lega per i diritti umani e la CGT.

La domanda è facoltativa ma già problematica. Oltre alle consuete quarantacinque domande, ti viene chiesto di specificare il luogo di nascita dei tuoi genitori e il Paese se sono stranieri.

“Conosci la diversità delle origini francesi”

Per l’INSEE, che organizza il censimento, si tratta di “conoscere la diversità delle origini delle persone che vivono in Francia, anche a livello territoriale”. Una domanda “pericolosa” per i suoi avversari. “Un passo verso una possibile disparità di trattamento da parte dello Stato”, affermano le associazioni in una petizione online. “Le informazioni sull’origine degli immigrati non devono consentire il tracciamento attraverso le generazioni successive”.

La questione non è tecnica, è chiaramente politica, dicono dalla parte della Lega per i Diritti Umani, che prende di mira il Raggruppamento Nazionale. Se salisse al potere, cosa accadrebbe a questi dati, a queste informazioni? Nella petizione viene addirittura citato Jordan Bardella, quando afferma che “le persone di origine straniera, che lavorano, che non fanno nulla di male, non hanno nulla da temere dal suo partito”. Per le associazioni questo è un segnale che l’origine straniera potrebbe diventare un criterio.

La CNIL sequestrò invano

Hanno contattato la CNIL, la Commissione nazionale per l’informatica e le libertà. Invano. Niente di cui preoccuparsi per l’INSEE. L’Istituto di statistica pubblica è chiaro e vuole essere rassicurante. “I questionari saranno anonimizzati.” Essa “non potrà quindi dar luogo ad alcun controllo amministrativo o fiscale, le vostre informazioni sono strettamente confidenziali”. Ma si tratta soprattutto di adattare le politiche pubbliche in base ai risultati. Occupazione, alloggio. Lo strumento statistico consente un’analisi più dettagliata dei territori.

La CNIL non si è limitata a convalidare l’aspetto tecnico. Motiva la sua autorizzazione: la questione è “legittima”, dice la commissione, lontana dalla questione “razzista” invocata dal dibattito sulle “statistiche etniche”. Il responsabile della demografia dell’INSEE sottolinea addirittura che questo tipo di domande esiste già in altri studi.

Ad esempio negli studi dell’INSEE sull’occupazione o nella sua indagine “Traiettorie e origini”, condotta due volte negli ultimi 20 anni. Il quotidiano Libération cita François Héran, professore al Collège de sulla cattedra Migrazioni e Società. Secondo lui, queste indagini forniscono analisi rilevanti sulle “condizioni di vita e sulla discriminazione, sia negli studi, nell’alloggio, nella vita familiare o nel lavoro”.

Il complicato dossier di Matthieu Belliard: perché il nuovo censimento è controverso? – 17/01

Domanda facoltativa ma censimento obbligatorio

Esiste persino uno studio del 2023 intitolato “Immigrants and Descendants of Immigrants”. Per gli specialisti, il censimento permette di essere più precisi e di cambiare scala. Chi viene interrogato esattamente? Residenti nei comuni con meno di 10.000 abitanti, censiti ogni cinque anni, di cui quasi la metà nelle città più grandi. 9 milioni di francesi risponderanno quest’anno; registrati fino al 22 febbraio. La legge vieta di rifiutarsi di rispondere, pena una multa di 38 euro. Ma ancora una volta la domanda sul luogo di nascita dei genitori è facoltativa. Come un’altra novità per il 2025, ovvero una domanda sulla disabilità.

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