Migliaia di persone si sono radunate questo martedì sera in “Hostage Square” per mostrare il loro sostegno alle famiglie dei prigionieri di Gaza, durante un evento musicale dal titolo “Cantiamo insieme per il loro ritorno”. Una serata scandita dalle toccanti testimonianze dei parenti degli ostaggi e dalle esibizioni di rinomati artisti israeliani come Omer Adam, Aviv Geffen, Evyatar Banai e Michael Weiss.
Compleanni in cattività
“Questo sabato il nostro Kfir festeggerà i suoi due anni di prigionia”, ha dichiarato con emozione Eli Bibas, il cui nipote è stato rapito all’età di 8 mesi e mezzo. “Com’è possibile che festeggi il suo secondo compleanno all’inferno? Com’è possibile che non abbia ancora festeggiato un solo compleanno con suo padre, la sua famiglia, nella sua casa e nel suo Paese?
Un appello urgente a Netanyahu
Rubi Chen, padre di Itai Chen, ha sfidato direttamente il Primo Ministro, evocando la memoria di suo fratello Yoni Netanyahu, eroe dell’operazione Entebbe: “Tuo fratello, quando ha ricevuto l’incarico di salvare 105 ostaggi a Entebbe, è andato a prendere tutte le ostaggi Non ha detto che ne avrebbe rilasciati 25 e sarebbe tornato un mese dopo per gli altri, per non disonorare l’eredità. di tuo fratello.”
Tal Kuperstein, padre del Bar Kuperstein, ha condiviso il suo percorso di riabilitazione: “Quest’anno ho lavorato con un logopedista per imparare di nuovo a parlare. Oggi posso raccontarvi di Bar”. Ha raccontato come hanno scoperto il rapimento del figlio in un video orribile, dove anche se legato e minacciato, Bar pensava ancora agli altri, chiedendo ai rapitori di curare un altro ostaggio ferito.
Un messaggio di unità
Le famiglie riunite hanno lanciato un messaggio chiaro: “Tutti insieme fino all’ultimo ostaggio!” Chiedono un accordo che garantisca non solo la liberazione di tutti gli ostaggi, ma anche i termini e i tempi precisi per il loro ritorno.
“L’ultimo anno è stato un anno di distruzione per il nostro popolo”, hanno sottolineato, invocando “l’incubo che è diventato la nostra realtà per un anno che finisca”. Le famiglie chiedono al governo di non accettare un accordo parziale, ma di includere ferme garanzie per il rilascio di tutti gli ostaggi.