LA LISTA DEL MATTINO
Quelli di cui il ritorno Separazione per la sua seconda stagione, rimasto impassibile, guarderà verso il lato occidentale (All’alba dell’America), l’affresco di famiglia (Asura) o du polar comico-sociale (Manichino) per curare alcuni dei blues di gennaio.
“All’alba dell’America”: il West di sangue e lacrime
Alla vigilia della guerra civile, al confine tra Wyoming e Utah, che non sono ancora stati, una vedova e il suo giovane figlio vengono gettati nel vortice di violenza che agita i pretendenti al territorio. Scritto dallo sceneggiatore di Il Revenant, il western mistico di Alejandro Gonzalez Iñarritu, i sei episodi diAll’alba dell’America immagina la conquista dell’Occidente nella sua luce più oscura. Nei paesaggi montani innevati, pionieri, mormoni, soldati dell’esercito federale, shoshone e paiute – i primi occupanti – si uccidono senza tregua. Costruito attorno a un massacro passato alla storia come il massacro di Mountain Meadow, la miniserie, prodotta da Peter Berg con un’energia che ricorda i grandi western revisionisti degli anni ’70, mostra un tale pessimismo che spesso sembra ridursi allo spettacolo della violenza e del declino dell’umanità. Possiamo provare ad aggrapparci ai personaggi, il taciturno boscaiolo interpretato da Taylor Kitsch, la coraggiosa vedova interpretata da Betty Gilpin e – soprattutto – il montanaro Jim Bridger, fondatore del forte che porta il suo nome. Shea Whigham lo rende un saggio ironico, che porta un po’ di umorismo in un paesaggio di desolazione. TS
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