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Critica
Dramma di Pedro Almodóvar, con Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro, Alessandro Nivola (Spagna/Stati Uniti, 1h47). Nelle sale dall’8 gennaio ★★★★☆
Per andare oltre
Dopo “Parla con lei”, vai con lei. La morte ha sempre funzionato su Almodóvar. Man mano che si avvicina, non ne fa più un (melo)dramma ma un finale i cui termini tutti, finché ne hanno la possibilità, dovrebbero essere in grado di scegliere i termini. La scrittrice di successo Ingrid (Julianne Moore) ritrova la sua ex amica e collega giornalista, la newyorkese Martha (Tilda Swinton), affetta da cancro alle ovaie al terzo stadio. Martha rifiuta la ritrovata complicità e chiede a Ingrid di accompagnarla in vacanza in una villa in campagna, dove progetta di uccidersi…
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Adattamento del romanzo “Qual è il tuo tormento?” » di Sigrid Nunez, “La stanza accanto” evita i cliché sulla “lotta contro la malattia” e altre metafore guerrafondaie a cui si prestava il lavoro di Martha come reporter di guerra. Ascoltiamo invece frasi colpite da un buon senso che non è più così comune nella mente da dissipare il dolore, il sesso come baluardo contro la paura della morte e il nostro tempo in cattive condizioni. Escono dalla bocca dei personaggi ma abbiamo l’impressione che Almodóvar ce li sussurri all’orecchio. Il suo cinema da amante dei colpi di scena romantici, fin da “Julieta”, arriva al dunque. Mira alla purezza.
Con questo primo film in inglese, girato negli Stati Uniti, il maestro madrileno continua la sua esplorazione dell’empatia sororale e si pone sotto gli auspici di due pittori americani. La prima metà evoca Andrew Wyeth quando vengono illustrati gli episodi chiave della vita di Martha (che racconta a Ingrid). Tante le strade melodrammatiche che la storia non prenderà, il desiderio di Martha di prendere il controllo della sua morte – quindi della sua vita e del film – portando la seconda metà verso una forma di stasi malinconica nello stile di Edward Hopper. E se “La stanza accanto”, Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, portato da due attrici d’eccezione, flirta con Hitchcock e cita “Gente di Dublino”, è per trasformare un interrogatorio della polizia in un appello per assurdo a favore della l’eutanasia e far cadere la neve in estate per collegare i vivi e i morti. Grande arte.
Francia