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| 4 ore fa
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Sotto la presidenza di Emmanuel Macron, i rapporti tra la Francia e diversi paesi africani hanno raggiunto un punto di rottura. Un tempo considerata un alleato privilegiato da nazioni come il Senegal, il Ciad e la Costa d’Avorio, la Francia è ora vista come una potenza arrogante e disconnessa dalle aspirazioni africane.
Al centro di questa divisione: dichiarazioni considerate sprezzanti e un approccio diplomatico spesso maldestro.
Le parole che hanno dato fuoco alla polvere
Durante la tradizionale conferenza degli ambasciatori, il presidente Macron ha stimato che alcuni leader africani “si sono dimenticati di ringraziare” per l’intervento francese contro il terrorismo nel Sahel dal 2013. Ironicamente riguardo ad un possibile riconoscimento futuro, ha anche dichiarato che nessuno di questi paesi sarà sovrano senza l’aiuto della Francia.
Questi commenti, ampiamente criticati, hanno suscitato scalpore. Il ministro degli Esteri ciadiano, Abderaman Koulamallah, ha denunciato un “atteggiamento sprezzante” e ha ricordato gli storici sacrifici dei soldati africani per la liberazione della Francia durante le due guerre mondiali.
Chad, un divorzio consumato
Il Ciad, un tempo pilastro della presenza militare francese nel Sahel, ha concluso i suoi accordi di difesa con Parigi. La decisione, annunciata alla fine di novembre, segna una rottura simbolica con l’ex potenza coloniale. Il ritiro delle truppe francesi, in particolare dal campo Kosseï a N’Djamena, dovrà essere completato entro il 31 gennaio 2025.
Per il presidente ciadiano Mahamat Idriss Déby Itno, questi accordi erano “obsoleti” di fronte alle nuove realtà geopolitiche. Il Ciad aspira ora alla sovranità totale e invita i suoi partner, compresa la Francia, a rispettare questo desiderio.
Il Senegal e la fine della presenza militare francese
Anche il Senegal ha deciso di voltare pagina. Ousmane Sonko, primo ministro senegalese, ha contestato vigorosamente le dichiarazioni di Emmanuel Macron, definendo “errata” l’affermazione secondo cui il ritiro delle truppe francesi deriverebbe da un accordo tra Parigi e Dakar.
Secondo Sonko, questa decisione è esclusivamente una questione di sovranità senegalese. Entro il 2025, il Senegal porrà fine a ogni presenza militare straniera sul suo territorio, segnando una nuova tappa nella ridefinizione delle sue alleanze strategiche.
Una profonda rottura diplomatica
Il malessere non si limita al Ciad e al Senegal. Diversi paesi africani percepiscono le recenti dichiarazioni e politiche francesi come condiscendenti, persino offensive. L’eredità degli interventi militari, sebbene talvolta necessari, è oggi criticata per la mancanza di risultati duraturi e per il suo allineamento con gli interessi strategici francesi.
Anche l’erosione dell’influenza francese in Africa riflette un’epoca di cambiamento. Le aspirazioni delle popolazioni africane si rivolgono ormai verso una sovranità affermata e una cooperazione rispettosa, lontana da rapporti di dipendenza.
Macron e il fallimento di un rapporto privilegiato
Volendo distinguersi dai suoi predecessori con uno stile “diretto”, Emmanuel Macron ha spesso offuscato il messaggio, alimentando il risentimento.
Per molti, le sue dichiarazioni riflettono un divario rispetto alle aspettative africane. Risultato: la Francia, che un tempo era un partner d’elezione, è oggi percepita come una potenza invadente, distante dalle realtà locali.
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